martedì 31 luglio 2012

Re Giorgio decide...


Giorgio Napolitano alza la voce: spetta solo al Capo dello Stato la valutazione su eventuali elezioni anticipate. Lo ha scritto il presidente della Repubblica al termine di una nota nella quale chiede ancora una volta ai partiti di convergere su una "larga intesa" per la legge elettorale. "In quanto a ipotesi che appaiono sulla stampa di possibile anticipazione delle elezioni politiche normalmente previste per il prossimo aprile - ha scritto il Capo dello Stato -, ritengo di dover sollecitare la massima cautela e responsabilità in rapporto all’esercizio di un potere costituzionale di consultazione e decisione che appartiene solo al Presidente della Repubblica". "Negli incontri che ho avuto nei giorni scorsi con il Presidente del Senato e il Presidente della Camera, abbiamo constatato come a distanza di oltre 20 giorni lo sforzo da me sollecitato con lettera del 9 luglio non abbia purtroppo prodotto i risultati attesi. Altre settimane sono trascorse senza che abbia avuto inizio in Parlamento l’esame di un progetto di legge elettorale sulla base dell’intesa, pure annunciata come imminente da parte dei partiti rappresentanti attualmente la maggioranza e aperta al confronto tra tutte le forze politiche", ha proseguito il Quirinale. "L’ipotesi che avevo prospettato all’inizio di luglio ai Presidenti delle Camere perchè la ponessero all’attenzione dei Presidenti dei gruppi parlamentari - si legge nella nota - era quella della formalizzazione di un testo di riforma largamente condiviso, anche se non definito su alcuni punti ancora controversi. Ma nei giorni scorsi anzichè chiarirsi e avvicinarsi, le posizioni dei partiti da tempo impegnati in consultazioni riservate, sono apparse diventare più sfuggenti e polemiche. Debbo dunque rinnovare il mio forte appello a un responsabile sforzo di rapida conclusiva convergenza in sede parlamentare. Ciò corrisponderebbe con tutta evidenza al rafforzamento della credibilità del paese sul piano internazionale in una fase di persistenti gravi difficoltà e prove. In quanto a ipotesi che appaiono sulla stampa di possibile anticipazione delle elezioni politiche normalmente previste per il prossimo aprile - conclude il Colle - ritengo di dover sollecitare la massima cautela e responsabilità in rapporto all’esercizio di un potere costituzionale di consultazione e decisione che appartiene solo al Presidente della Repubblica"

Fuori dal tunnellellelle



 «È un tunnel, ma la fine sta cominciando a illuminarsi, e noi e il resto d'Europa ci stiamo avvicinando alla fine del tunnel». Lo ha detto il premier Mario Monti, intervenendo telefonicamente a «Radio Anch'io», su Rai Radiouno, prima di partire per Parigi, dove inizierà un giro di incontri con i leader europei. Il presidente del consiglio ha parlato anche della legge elettorale, spronando i partiti a «evitare la rissa permanente». E sulle elezioni ha ribadito: «Mi candido? Sto diminuendo coscientemente la mia sensibilità uditiva a questa domanda...».

LA LEGGE ELETTORALE - «Lo scenario peggiore, quello che voglio esorcizzare - ha aggiunto il premier a proposito delle elezioni - sarebbe quello di elezioni alla scadenza naturale, e quindi non anticipate, ma a cui si arrivasse senza una riforma elettorale e in un clima di disordinata rissa tra i partiti». Una combinazione che darebbe ai cittadini «la sensazione, forse fondata - ha precisato Monti- che la politica ha fatto grandi sforzi per sostenere in Parlamento questo governo, che ha preso decisioni impopolari, ma non ha fatto i compiti in casa propria riformando se stessa. E i mercati internazionali - rileva - sarebbero legittimati a nutrire scetticismo su quello che viene dopo questo governo». Senza riforma insomma sono possibili effetti sullo spread. «Una relazione c'è - ha confermato - ma più che con la data delle elezioni con il clima complessivo fra oggi e la data delle elezioni». Sulla riforma elettorale il premier segue la linea del Colle e ha citato proprio il presidente della Repubblica: «Se - ha sottolineato - continuando nella prova di responsabilità che per lo più è stata data, i partiti, accogliendo il monito forte del Capo dello Stato, facessero presto la riforma elettorale, si accingessero a mettere a fuoco i loro programmi e a rendere esplicito in che senso vogliono attenersi a una continuazione di una linea europea, di disciplina e di riforme strutturasi, o invece divaricare rispetto a questa linea, tutti questi sarebbero elementi utili per i mercati e per i cittadini italiani».

SPENDING REVIEW - Sul lavoro dell'esecutivo, il presidente del consiglio si è soffermato soprattutto sui tagli di spesa: «Non è una manovra - ha voluto ribadire - e non sono tagli lineari fatti in modo cieco. Il governo ha fatto un'analisi di dettaglio, sulla base del lavoro del commissario Bondi, e si sono individuati gli eccessi di spesa». Sull'Ue, Monti ha specificato: «È molto importante che tutti in Europa ci impegniamo a far sì che l'euro, pinnacolo della cattedrale della costruzione europea, non sia un fattore di disintegrazione. Ci vuole uno sforzo per superare i pregiudizi reciproci». E ancora: «Vorremo dare un senso di solido e forte lavoro insieme contemporaneamente con la Germania, punto di riferimento essenziale. Credo che la chiave di volta sia quella di spingere tutti all'attuazione senza ritardi e ritorni indietro sulle decisioni prese a Bruxelles». Ossia durante il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno: «Ci sono voluti un giorno e una notte - ha ricordato il premier - ma quelle decisioni si sono rivelate proficue e adesso ne stiamo vedendo le conseguenze in termini di maggiori disponibilità sia delle istituzioni europee sia dei singoli governi, compresi quello tedesco e quelli del Nord, credo, a fare tutti la loro parte oltre che ciascuno i compiti a casa».

domenica 29 luglio 2012

Un sabato mattina...

Ero in pronto soccorso ieri, niente di che, un tizio parecchio distratto mi ha tamponata mentre ero ferma e io, col rinculo, di conseguenza ho tamponato il tizio fermo davanti a me. Insomma, sono diventata la salsiccia di un panino di lamiere. Rilevamenti, denuncia, dichiarazioni, constatazione dei danni, paura abbestia, ecc... Dicevo, ero al pronto soccorso (per insistenza del tamponatore folle) e aspettavo il mio turno di codice verde quando arriva una culona con la figlia, fanno richiesta e si siedono in sala d'attesa col foglio in mano. Codice verde anche per la ragazzina. Il tempo non passa mai. Ad un certo punto, la signora mi fa: "Ma come funziona questo pronto soccorso? Non chiamano mai?". Le dico che prima fanno tutti i codici rossi, ossia, quelli più gravi, poi passano a quelli meno gravi e poi toccano ai codici verdi e quelli bianchi. E lei, tutta scandalizzata mi risponde: "Vengo dalla puglia, sa, in puglia i bambini e gli anziani li fanno andare avanti per primi. E poi, mica ci sono i codici, laggiù." E io le rispondo: "Signora, io in puglia non ci sono mai stata e non so come funzionano gli ospedali, quel che si sa è che la puglia ha il deficit sulla sanità... forse a causa degli sprechi. Qui, in tutti i pronto soccorso degli ospedali funziona così, prima i rossi, poi i gialli, i verdi e i bianchi". Insomma, morale della favoletta; ho aspettato 4 ore, dimessa con una prognosi di una decina di giorni, con un ridicolo e soffocante collarino mobile e la macchina distrutta e non avere una macchina sotto al mio sedere, significa paralizzarmi. Porca troia. Niente altro. Ah, si, e una bella strisciata della cintura di sicurezza proprio sopra al seno. E, tra l'altro, il tamponatore folle voleva fare la constatazione amichevole. Ma il tizio davanti a me, ha pensato bene di chiamare i carabinieri. Meglio così, altro che constatazione amichevole. Io, probabilmente dovrò pure ricomprare la macchina nuova perchè quella sbattuta è vecchia e vale pochissimo. E non avevo proprio intenzione di prenderla ora.

sabato 28 luglio 2012

Nuovi decreti paralizzanti...


Le storture di un provvedimento assurdo. La rabbia degli imprenditori: "Perché chi è a 5 km da qui non lo deve fare?" L'Emila Romagna devastata dal terremoto rischia anche la paralisi. Il colpevole? Non il sisma in questo caso, ma il governo Monti, che vuole bloccare un'economia già stagnante dopo la tragedia. A rischio paralisi sono le imprese, anche quelle che non sono state costrette ad abbattere capannoni, o a ricostruire, o a spostare la produzione. Il punto è che martedì arriverà in aula al Senato il decreto legge 74, che sarà convertito in legge: è già passato alla Camera e non è possibile modificarlo. Il decreto - oltre a qualche aiuto economico, le esenzioni Imu e agevolazioni varie - stabilisce nuovi requisiti di sicurezza: chi non ha subito danni gravi ha sei mesi per ottenere una "certificazione di agibilità sismica" provvisoria. E gli imprenditori denunciano: "E' un provvedimento che non esiste nell'ordinamento italiano". Il decreto prevede che entro 18 mesi tutti i capannoni dovranno avere il 60% della sicurezza richiesta a un ipotetico nuovo edificio, il parametro sono le regole del 2998.

Le assurdità - La legge, però, ha diverse zone buie. La prima: le regole, molto severe, valgono solo per i Comuni inseriti nel "cratere sismico". Ovvia la rabbia degli imprenditori che non dovrebbero ricostruire, ma si trovano obbligati a rifare i capannoni dalle fondamenta, anche se intonsi. Una rabbia che monta ancor di più perché magari, solo qualche chilometro più in là e fuori dal "cratere sismico", la concorrenza non deve fare nulla. Inoltre, per paradosso, spesso sono proprio i capannoni più recenti, costruiti secondo le nuove normative, quelli ad essere crollati: poiché si rieneva che l'Emilia non fosse zona sismica, le costruzioni avevano tetti molto pesanti, posati solo sui piloni. Poi il terzo problema: chi tirerà fuori i soldi? Il denaro necessario per la ricostruzione andrà a chi si è visto crollare la casa. Gli altri, al contrario, dovranno farsi carico di tutti i conti.

venerdì 27 luglio 2012

Santo riccardi (l'antiitaliano) da Sant'egidio...

Domanda: dove stavano il PDL e la LEGA quando transitoriamente entrava in vigore la legge "rosarno"? E dove staranno ancora il PDL e la LEGA quando si voterà la prossima "sanatoria del santo riccardi"?

Riccardi vuole sanare i clandestini e scivola sul conflitto d'interessi. Il ministro chiede aiuto alle onlus come la Comunità di Sant'Egidio per regolarizzare 400mila irregolari Stefano Filippi

Una nuova sanatoria per gli extracomunitari: l'ha decisa il governo Monti in modo inconsueto, con una norma transitoria alla cosiddetta «legge Rosarno» approvata il 6 luglio scorso ed entrata in vigore l'altro giorno. Secondo le stime della Caritas questa «leggina» potrebbe regolarizzare 400mila immigrati privi di documenti. Tecnicamente è un «ravvedimento operoso» per chi ha dato lavoro a clandestini. Imprese e famiglie avranno un mese di tempo, dal 15 settembre al 15 ottobre, per mettere in regola se stesse e gli immigrati privi di permesso o di documenti; in seguito scatteranno sanzioni pesanti per quanti impiegheranno stranieri irregolari, mentre i clandestini che denunceranno uno sfruttamento avranno diritto a un permesso di soggiorno. Fatta la legge, bisogna applicarla.  E qui sta scoppiando un caso all'interno del governo. La legge demanda, infatti, a un successivo «decreto di natura non regolamentare», cioè un decreto attuativo interministeriale, il compito di dettagliare le modalità pratiche della sanatoria, cioè come dovranno comportarsi i datori di lavoro per presentare la dichiarazione di regolarizzazione. Questo decreto è in questi giorni all'esame dei dicasteri competenti, in particolare quelli dell'Interno e della Cooperazione internazionale. E tra i due ministri, Anna Maria Cancellieri e Andrea Riccardi, sono scintille. Il compito di trovare una mediazione è affidato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Lo scontro riguarda la maggiore o minore severità da applicare nella regolamentazione. Cancellieri è per controlli rigorosi, mentre Riccardi preme per allentare le maglie della sanatoria per allargare il più possibile il numero dei clandestini da regolarizzare. Queste pressioni inducono ambienti governativi a parlare di conflitto di interessi per il titolare della Cooperazione, visto che la Comunità di Sant'Egidio da lui fondata e presieduta per tanti anni è direttamente e largamente coinvolta in questa operazione di «ravvedimento». Per regolarizzare il salariato straniero, la nuova legge prevede che il datore di lavoro (imprenditori nel caso di braccianti e operai, o famiglie nel caso delle badanti) ne attesti «la presenza sul territorio nazionale dal 31 dicembre 2011» attraverso «documentazione proveniente da organismi pubblici». Non è specificato che tipo di documenti: potrebbe essere un timbro sul passaporto, un abbonamento al bus o al treno intestato allo straniero, o altro. Riccardi vuole estendere il più possibile il ventaglio di «organismi pubblici» autorizzati a emettere queste certificazioni: non solo sindacati e patronati, ma anche le associazioni di volontariato e il cosiddetto «privato sociale», come la Caritas, l'infinità di Onlus e appunto anche la Comunità di Sant'Egidio. Questo allargamento, di fatto, trasformerebbe queste associazioni in patronati e contiene il pericolo di innescare un mercato di certificazioni o autocertificazioni più o meno false. È per questo motivo che il ministro Cancellieri si oppone al «buonismo» di Riccardi. C'è un secondo requisito richiesto per la regolarizzazione, cioè un limite minimo di reddito per i datori di lavoro. Il motivo è evidente: essi non possono guadagnare meno dei loro dipendenti irregolari. Questo tema riguarda soprattutto i nuclei familiari, che devono denunciare entrate sufficienti a mantenere se stessi più la badante. Ebbene, Riccardi insiste per abbassare il più possibile questa soglia reddituale. Si parla addirittura di 15mila euro annui, cioè poco più di mille euro mensili per l'intera famiglia. Una somma con la quale si fatica ad arrivare a fine mese, figurarsi pagare una badante, o più di una. Nel governo lo scontro è duro e Riccardi, che potrebbe far rientrare la Comunità di Sant'Egidio in questa complessa operazione, non intende rinunciare alla battaglia per rendere poco più che simbolici i requisiti necessari per legalizzare centinaia di migliaia di lavoratori stranieri clandestini. La mediazione è nelle mani di Catricalà, che sta preparando il testo del decreto da sottoporre al Consiglio dei ministri.

Immigrazione e follie


Di per sé sembra più una notizia «curiosa» che un fatto importante. Un dipendente del famoso albergo Danieli di Venezia, egiziano di religione musulmana, si licenzia per non ricevere ordini da una donna, una governante anch'essa dipendente del Danieli. In seguito, però, non essendo riuscito a trovare un altro lavoro, si ripresenta all'albergo e l'amministrazione lo riassume con un accomodamento: la governante sarà affiancata da un collega di sesso maschile il quale farà da tramite nelle comunicazioni. Il Danieli è un albergo internazionale per definizione, storicamente il più illustre albergo di Venezia, nel quale scendono ospiti provenienti da tutte le parti del mondo, con le loro culture e le loro religioni: il caso viene risolto con rapidità. Una riflessione però s’impone. L’Europa, l’Italia si avviano ad essere sempre di più affollate da musulmani e la questione dell’uguaglianza maschio-femmina non può essere affidata a soluzioni estemporanee, ma affrontata a livello teorico sia da parte nostra che da parte islamica. Facile a dirsi, sembrerebbe, ma quasi impossibile a realizzarsi. Impossibile perché fino ad oggi nessuno ha voluto soffermarsi a riflettere sulle differenze culturali affidandosi con eccessivo semplicismo all’olio sparso a piene mani del “politicamente corretto”, evitando quello che invece è indispensabile, è giusto fare: sapere davvero, conoscere davvero quanto è scritto nel Corano e quali siano le regole di vita e di mentalità che ne discendono.

Prima di tutto dobbiamo convincerci che i musulmani sono credenti in assoluto e che la loro fede non somiglia neanche lontanamente alla nostra. Il Corano è stato modellato da Maometto sui primi libri dell’Antico Testamento, quindi i più antichi e aderenti al pensiero e ai comportamenti di pastori nomadi del deserto vissuti diverse migliaia di anni prima di Cristo. Sono in gran parte proprio quelli che Gesù ha eliminato: la legge del taglione, il sistema dell’impurità, l’inferiorità delle donne. Nel Corano questi concetti e queste norme sono espresse nella “sura della vacca” dove si afferma che gli uomini hanno sulle donne un grado di superiorità, che non debbono avvicinarsi alle donne durante il mestruo e altri comandamenti del genere. Tutta una cultura, quindi, è modellata su questi principi tanto che, come ben sappiamo, per non mancare a queste regole il mondo medio orientale, e fino al 1700 anche la Grecia e la Russia, ha stabilito spazi separati (il gineceo) per le donne, un abbigliamento che copre totalmente il corpo e il volto, e soprattutto l’esclusione femminile dalla scuola, dalla vita sociale e dalle istituzioni di potere. Le donne d’Europa non debbono dimenticare poi che, malgrado il Vangelo, la mentalità ebraicizzante dei discepoli di Gesù, a cominciare da quella autoritaria di San Paolo, il contatto con il mondo musulmano dato dai viaggi, dai commerci, dalle crociate, hanno impedito praticamente fino al 1900 una piena parità psicologica e sociale delle donne anche in Occidente. In Italia ai primi del ‘900 quasi tutte le donne erano analfabete: è stato il socialismo a mandarle per legge alle elementari.

Gli italiani hanno fino ad oggi sottovalutato gli effetti di una fede religiosa di tipo antico e che obbedisce perciò alla lettera ai precetti, ai rituali, agli insegnamenti del libro sacro; ma i musulmani che vediamo (cui permettiamo) interrompere il lavoro per pregare ovunque si trovino sono gli stessi musulmani che si ritengono “di un grado superiore alle donne, che non possono avere contatti con le donne mestruate, ecc. ecc.” E’ una convinzione religiosa, ma è simultaneamente una forma mentis , un sistema di pensiero, una struttura giuridica, un carattere psicologico. Nell’immediato futuro in Italia e in Europa il numero dei musulmani crescerà in maniera esponenziale tanto per il continuo sopraggiungere di immigrati quanto per l’altissima natalità di coloro che già vi risiedono. Non sembra che i nostri politici se ne preoccupino: si sono abituati a credere che la “cittadinanza” sia “integrazione”. Ma noi, le donne soprattutto, dobbiamo invece guardare in faccia la realtà perché non sarà necessario che i musulmani abbiano la maggioranza numerica per imporre a tutti la loro fede e i loro comportamenti. Quello che conta è la forza di ciò in cui si crede, la volontà di combattere per affermarlo, cose di cui gli europei, gli italiani non sono più capaci.

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... e c'è ancora chi continua a berciare quell'orrido mantra che "gli immigrati arrivano per lavorare e fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare"... qui i dati istat, diminuiscono gli immigrati "economici" e aumentano gli immigrati richiedenti asilo.

Placido, Rossi Stuart e Vallanzasca

Allora, quando ero una adolescentina, ero leggermente irrequieta e, di tanto in tanto, si, ne combinavo una tanto che, a seconda di quel che combinavo, mia nonna e mia madre mi dicevano che "o ne facevo più io che Carlo in francia", oppure (non ricordo di preciso però), "ero come o peggio di Vallanzasca". Di  "Carlo" non ho mai saputo quale re fosse perchè non ce n'era soltanto uno e, sinceramente, non ho mai voluto approfondire. Di Vallanzasca, conoscevo la storia e in effetti, mi ci incazzavo parecchio sulla cosa. Era si, il bel Renè... ma era un assassino efferato. Qualche sera fa, complice il fresco, ho deciso di vedermi il film di Placido su, appunto, Vallanzasca. Non è come Romanzo Criminale. Purtroppo, in Vallanzasca si lascia trasportare un pò troppo dall' "umanità" del bel Renè che di umano non ha assolutamente niente ma, il film si apre con una semplicissima e altrettanto chiarissima frase: "C’è chi nasce santo, chi nasce per essere una guardia… Io sono nato per fare il ladro". Insomma, a me il film è piaciuto così come mi piacque Romanzo Criminale. L'ha esaltato? Senza dubbio si, e ha ragione la critica ad averlo stroncato e che forse di un film dove si esalta troppo il criminale non ce n'era alcun bisogno. Tuttavia, ad esempio, il giudizio che ho dato all'ex bel Renè, non è cambiato di una virgola e, invece che 4 ergastoli mai scontati, ne doveva avere uno ma vero e fino alla fine dei suoi giorni. Ma, credo che la sorpresa più grande del film e di questo a Placido lo ringrazio per davvero, è stata la grandissima interpretazione di Kim Rossi Stuart. Anche se ho sempre pensato che fosse uno dei migliori attori italiani. Comunque, qui la recensione del film. E dico che, nonostante tutto, vale la pena di vederlo.

Gli onesti lavoratori... nomadi


Usato sicuro? Forse. L'attività di «commercio all'ingrosso di autoveicoli, motocicli, ciclomotori usati» è aperta solo da tre mesi (dal 13 aprile per l'esattezza), ma offre «anche operazioni di import-export». Impresa registrata nell'archivio della Camera di commercio di Milano: il capitale investito per aprire l'attività ammontava a 20mila euro. Il titolare si chiama Said Selimovic, cognome diffuso in via Vaiano Valle 41, la strada dove ha «sede» il commercio di auto e scooter di seconda mano, all'ingrosso e al dettaglio. Via Vaiano Valle 41, il campo nomadi abusivo dove da quindici anni hanno messo le tende in pianta stabile un centinaio di bosniaci. Rom che si sono fatti le «fabbrichette», almeno a leggere il registro delle imprese, anche se la tipologia di mercato si presta almeno a qualche sospetto. Non ci gira intorno la Lega, «guarda caso import-export di veicoli usati, chissà da dove arrivano ci piacerebbe controllare se i documenti sono tutti in regola e già che ci siamo la Guardia di finanza potrebbe farsi un giro da quelle parti, oltre che contrastare il fisco nei negozi e bar dei milanesi» attacca il consigliere Alessandro Morelli. Registrata sempre in via Vaiano Valle 41 fin dal 2003 c'è un'altra impresa artigiana, «fabbricazione di imballaggi in legno», il titolare che di cognome fa sempre Selimovic l'ha iscritta il 10 giugno del 2010 con la qualifica di «piccolo imprenditore» alla sezione speciale. L'azienda ha un solo addetto. Come l'impresa di «produzione di rame e semilavorati» registrata presso Camera di commercio da un altro Selimovic ancora, piccolo imprenditore rom di 44 anni. E i leghisti anche qui la leggono più con il sospetto che come esempio di integrazione, viste le continue accuse di furti di rame che girano intorno a questo come agli altri campi abusivi i in città. La giunta Pisapia ha varato a inizio luglio il nuovo «Progetto rom» del Comune, che conta di usare i 4 milioni avanzati dal vecchio piano Maroni-Moratti per chiudere progressivamente le aree regolari e irregolari offrendo alternative alle famiglie. Alloggi del privato sociale, rimpatrio assistito. L'assessore alla Sicurezza Granelli e quello ai Servizi sociali Majorino hanno bocciato il modello dell'amministrazione di centrodestra, i nomadi che hanno ottenuto aiuti economici per tornare in Romania «dopo aver preso i soldi sono tornati a Milano». Importante sarà «il confronto con alcune associazioni del terzo settore e della Consulta, collaborazione che intendiamo rafforzare anche con le rappresentanze delle famiglie nomadi nell'ottica di quanto indicato dalla strategia nazionale del ministro Riccardi per rom, sinti e camminanti». Sì dunque al dialogo con le famiglie abusive e non e con enti come la Casa della carità di don Colmegna o la Comunità di Sant'Egidio (di cui proprio Riccardi è il fondatore) che segue a titolo volontario danni, tra gli altri, il campo di via Vaiano Valle. Ma la Lega contesta, «queste associazioni proseguano pure l'attività di assistenza o scolarizzazione dei bimbi - afferma Morelli - ma con il nuovo Piano non si affidino in gestione anche fondi o aree perchè l'illegalità e il degrado nel campi dimostra che il loro controllo non è sufficiente, vanno affidati alla Polizia locale». Per ora il Nucleo tutela del territorio, che da 15 anni seguiva il fenomeno in città, non è stato neanche consultato per il Piano già approvato dalla giunta.

giovedì 26 luglio 2012

Razzismo al contrario a prescindere


Lei è bella, bellissima, lei è la campionessa d’Europa di salto triplo Under 23, si chiama Voula Papachristou è stata espulsa da Londra 2012 a causa di un commento razzista fatto su Twitter. Con 14.40 ha saltato la seconda misura di sempre nella sua categoria. Ed è stata espulsa SOLO per aver scritto una suo pensiero su twitter... e forse per aver ospitato sul suo spazio personale alcuni filmati di Alba Dorata. Servono ulteriori commenti? Tutto questo accade soprattutto grazie agli zombie del pensiero unico e del multiculturalismo d'accatto... aiutati anche dal dominio arabo sulle olimpiadi. Ma tutti loro messi insieme si che sono democratici...

Rullino le trombe, trombino i tamburi...


Togliete il riferimento tutto economico, anzi monetario, e sembra la battuta di un film, non esattamente di altissima qualità. «Siamo pronti a fare tutto quello che serve per l'euro. E, credetemi, sarà sufficiente». A pronunciare queste memorabili parole, è il governatore della Banca Centrale Europea. Il SuperMario per eccellenza, con buona pace di Monti e Balotelli. Il provvidenziale paladino di noi italiani a Francoforte, da bravo connazionale che ha fatto una straordinaria carriera all’estero ma, bontà sua, non si dimentica delle proprie origini. Impossibile essere più incisivi, con un discorsetto così breve. Ma se poi qualcuno non avesse capito, ecco il seguito. Altrettanto lapidario: l'Eurozona «ha il potere per sconfiggere la speculazione sui mercati». Meglio di una formula magica, a giudicare dalla reazione delle Borse. Milano recupera d’incanto il 5 per cento, ma anche le altre piazze europee mostrano di aver gradito e fanno segnare robusti rialzi. A sua volta lo spread, che martedì aveva toccato quota 533, e ieri era arretrato poco sotto i 520 punti base, fa un balzo all’indietro e ritorna a 480. Insomma: gli squilli di tromba annunciano l’arrivo della Cavalleria e dentro “Fort Euro” si festeggia. Finalmente, dopo tante giornate nere, un giovedì luminoso. Che, senza dubbio, è il preludio a chissà quanti altri successi. Senza dubbio?!


Paradossalmente, l’agonia dell’Euro, del debito pubblico, dello spread, con tutti i sacrifici, la recessione e le tasse che ad essa conseguono, è voluta e mantenuta dai poteri europei: infatti dipende dalla scelta di proibire alla BCE di comperare le emissioni di debito pubblico sul mercato primario, alle aste, cioè da fare da vera banca centrale di emissione, così da impedire alla radice la speculazione. I Brics, gli USA, il Giappone, hanno banche centrali che fanno le banche centrali; perciò, sebbene gravati da debiti pubblici anche molto più alti dell’Italia, non hanno problemi con la speculazione, perché le loro banche centrali garantiscono l’acquisto. La pseudo-banca centrale detta BCE è voluta in quanto fa gioco agli speculatori finanziari, per ragioni di profitto; agli USA, per ragioni geostrategiche; alla Germania, perché ne trae benefici finanziari, competitivi, egemonici; al capitalismo in generale, perché gli consente di minacciare le nazioni con lo spauracchio dei tassi e del default per costringerle ad abbattere lo stato sociale, i diritti dei lavoratori e dei risparmiatori; a smantellare il ruolo economico del settore pubblico; e in generale a affidare definitivamente la politica ai banchieri. Questo dato di fatto sarebbe la prima cosa da dire nell’informazione economica, ma i mass media ne parlano con molta cautela. La linea della BCE è quanto di meno trasparente e di meno democratico si possa concepire: interviene comperando sul mercato secondario, in deroga al proprio statuto, ogniqualvolta i tassi sui bond di un paese eurodebole salgono tanto che il paese colpito potrebbe uscire dall’Eurosistema, ma niente fa per rimediare alle cause strutturali delle impennate dei tassi, né dei crescenti squilibri delle bilance commerciali intracomunitarie, né del costante peggioramento del pil, dell’occupazione, dell’economia reale, di molti Stati membri.

Una difesa sostanziale, la BCE la fa solo in favore delle banche europee, finanziandole a bassi tassi (1%), molto largamente, e senza curarsi che almeno una quota degli oltre 1000 miliardi prestati loro vada a finanziare l’economia reale anziché attività speculative, magari rivolte contro Stati eurodeboli. Pare proprio che l’obiettivo della BCE sia di trattenere le rane nella casseruola finché non siano cotte, dispensando loro una boccata di ossigeno e generose rassicurazioni quando si sentono scottare e pensano di saltar fuori, come è avvenuto ad esempio oggi, allorché nella mattinata lo spread btp/Bund è schizzato oltre 530 p.b., e Draghi ha reagito dichiarando che uscire dall’Eurosistema è impensabile, che recentemente si sono fatti molti passi avanti, e che la BCE farà tutto ciò che occorre per impedirlo – al che lo spread è presto sceso a 470 p.b., e la borsa italiana ha recuperato il 5%, mentre l’Euro è risalito a 1,23 sul Dollaro. Pare, insomma, che si voglia tenere i paesi eurodeboli in un meccanismo che aggrava i loro problemi e svuota le loro economie reali, ma al contempo li mantiene artificialmente in vita con una fleboclisi monetaria, aumentando la loro dipendenza da organismi autocratici giuridicamente irresponsabili e di tipo bancario, come la BCE e il nascente MES, Meccanismo Europeo di Stabilità. Da simili fatti traspare un disegno superiore, oligarchico, dirigistico, che non viene dichiarato, ma viene portato avanti senza interesse per le condizioni di vita delle nazioni, bensì con interesse centrato sul piano finanziario: espressione del fatto che, per l’odierna strutturazione del potere reale, l’economia della produzione e dei consumi, quindi gli stessi popoli, che di quell’economia costituiscono gli attori, sono divenuti superflui – ed è questa la vera rivoluzione che introduce il nuovo millennio.

mercoledì 25 luglio 2012

La crisi e l'imprenditoria extracomunitaria

Imprenditori immigrati che lasciano l'italia per tornare in africa o stabilirsi altrove... perchè dicono di non sentirsi tutelati. Ma quanti italiani (in italia), prima di loro hanno dovuto chiudere le proprie aziende restando senza lavoro e senza alcuna tutela?

martedì 24 luglio 2012

Pecunia non olet e calature di braghe


In mezzo ai cinque cerchi olimpici c’è una mezza­luna. Invisibile,impalpabile,eterea.Ma c’è. Ben­venuti nei Giochi più islamici della storia. Non c’è mai stata una città più musulmana di Londra tra quelle che hanno ospitato le Olimpiadi. Un milione di islamici residenti più quelli che arriveranno. Poi i tremila e cin­quecento atleti di Allah, anche lo­ro mai stati così tanti. Poi tutti i Paesi islamici che gareggiano in tutte le discipli­ne. Poi la coinci­denza con il rama­dan, che è cominciato il 20 luglio e finirà il 18 agosto. Poi, poi, poi. L’islam gioca la sua Olimpiade. La gioca in Europa, cioè in casa pur essen­do fuori casa. La gioca per segna­re il tempo. Col velo o senza, con senso di sfida nei confronti del re­sto del mondo o senza. È un equilibrio sottile quello trovato, fatto di un tira e molla in cui il comitato organizzatore ha ceduto parecchio: il Cio voleva a ogni costo che a Londra tutti i Pae­si arabi mandassero almeno una donna. Hanno trattato, hanno parlato, hanno mediato: alla fine accade. Ci saranno ragaz­ze del Qatar, del Bahrein, dell’Ara­bia Saudita. Vitto­ria, sì. E però sconfitta da qual­che altra parte. Perché le conces­sioni che il Comita­to olimpico internazionale e Londra hanno fatto sono state di­verse. Meno eclatanti, ma più nu­merose. Meno appariscenti, ma più decisive. Il mondo racconte­rà la straordinaria storia di Bahi­ya al-Hamad, campionessa di ti­ro, portabandiera del Qatar. Velata. Si parle­rà delle ragaz­ze iraniane e delle saudi­te: flash e im­magini. Bagliori di democrazia e rispet­to dei diritti umani. Lam­pi di modernità di facciata per Paesi che fanno fatica persi­no a pronunciare la parola «don­na». Resteranno ricordi, sorrisi, feli­cità, mentre la contropartita ri­marrà anonima. C’è, però.C’è, ec­come. Per la prima volta nella sto­ria nel Villaggio olimpico ci saran­no zone islamicamente corrette: aree destinate agli atleti musul­mani dove poter pregare. Ogni dormitorio ne avrà una. Poi, ap­pena dopo il tramonto del sole, verranno serviti pasti speciali. Tutte le catene di ristoranti e risto­ri del Villaggio rimarranno aper­te 24 ore su 24 per consentire agli atleti islamici di mangiare negli orari in cui il ramadan glielo con­sente. Sì, il ramadan. Molto delle Olimpiadi musulmane ruota at­torno al digiuno: alcuni Paesi ave­vano persino chiesto al Cio di spo­stare le date dei Giochi per evita­re la coincidenza con il ramadan. Non ce l’hanno fatta, ma hanno ottenuto concessioni che mai c’erano state. Non è la prima vol­ta che le Olimpiadi si disputano durante il mese di digiuno islami­co: accadde già nel 1904 a St. Louis e sempre a Londra nel 1908, poi ancora a Londra nel 1948, a Monaco nel 1972, a Mo­sca nel 1980, a Los Angeles nel 1984, a Barcellona nel 1992. Mai, neanche una volta, il Cio s’è fatto influenzare: nessun orario, nes­suna regola, nessun comporta­mento condizionato dalla pre­senza degli islamici. Stavolta sì. Stavolta eccome. I volontari so­no stati tutti istruiti: in alcun caso bisogna urtare la loro suscettibili­tà, anche involontariamente. A ciascuna domanda bisogna ri­spondere con una frase religiosa­mente corretta. A tutti bisogna ri­cordare che all’interno delle aree olimpiche si potrà consumare ci­bo prima dell’alba e dopo il tra­monto. I Giochi Halal, appunto. Cioè a misura di islam. Quattro anni fa, a Pechino, le autorità cinesi avevano così pau­ra dell’estremismo islamico in­terno che cominciarono a coc­colare i musulmani. Eppure è nulla in confronto a Lon­dra. Perché lì non c’era­no connessioni economiche e po­litiche. Qui sì. Londra e i suoi Gio­chi esistono grazie ai capitali ara­bi. Il simbolo della metropoli og­gi è lo Shard, il grattacielo-scheg­gia disegnato da Renzo Piano: è stato tirato su dai soldi del Fon­do sovrano del Qatar. Attra­verso la sua divisione immobiliare, l’emi­rato è diventato anche il maggior azionista di Ca­nary Wharf, il centro finan­ziario della metropoli bri­tannica. La stessa società, la Qatari Diar im­mobiliare, ha ac­quisito il 50 per cento del Villaggio olimpico.L’ha fatto attraverso una joint venture in compro­prietà con l’inglese Delancey: 668 mi­lioni di euro per trasformare gli alloggi in ap­partamenti da affittare già dal 2013. Co­la­te di de­naro che hanno permesso a Londra di respirare in questi anni di sforzo immane per arrivare all’appuntamento olimpico nonostante la crisi in­ternazionale. Da soli gli inglesi non ce l’avrebbero fatta. La prova è che l’altro simbolo delle Olimpiadi è la nuova cabinovia che scavalca il Tamigi e guarda dall’alto la cit­tà. La società che la stava co­struendo era in difficoltà, pron­ta a mollare il lavoro a metà. A sal­vare il progetto è stato il fondo so­vrano di Dubai, attraverso la sua compagnia aerea, la Emirates: s’è accollata i costi dei lavori in cambio della sponsorizzazione eterna dell’opera.Ciascun tralic­cio e ciascuna cabina ora sono piene di scritte Fly Emirates. Il minimo, per aver dato il massi­mo. Il minimo all’apparenza: dietro c’è la conquista della città e, attraverso Londra, di un pezzo di Occidente. Le Olimpiadi isla­miche non si vedono a occhio nu­do: sono velate. Non è una meta­fora, è una strategia.

lunedì 23 luglio 2012

Punti di vista (realistici)


È necessario liberarsi da un equivoco politico divenuto ormai senso comune, e dal quale dipendono un’infinità di conseguenze: quello di considerare la formazione dell’ Unione Europea come un processo di unificazione politica di tutti i popoli europei e di creazione di una “comunità di diritto” che garantisca pace, diritti e libertà a tutti i “cittadini” dell’Unione. Al contrario, l’Europa è stata fin dall’inizio pensata e costruita come spazio egemonico franco-tedesco. Nel 1948 Adenauer aveva dichiarato: «Il futuro di tutta l’Europa dipende da uno stabile rapporto tra la Francia e la Germania». L’anno successivo replicava De Gaulle: «Io dico che occorre istituire l’Europa sulla base di un accordo tra francesi e tedeschi». Il trattato dell’Eliseo, firmato il 22 gennaio 1963 tra il Generale e Adenauer, segna la definitiva “riconciliazione” franco-tedesca. Tra i compiti del “progetto” europeo vi era dunque, anzitutto, quello della riunificazione politica della Germania. E se prima di quella realizzazione la Germania era una grande potenza economica, ma politicamente debole, le cose sono cambiate dopo il 1989. La prima decisione politica della nuova Germania fu, non a caso, l’introduzione della moneta unica, la quale fu, con l’accordo tra Kohl e Mitterand, imposta a tutti gli altri Paesi, ottenendo così il massimo beneficio da quella moneta in termini economici. L’asse Kohl – Mitterand ha dettato i tempi dell’integrazione europea, dell’adozione del Trattato di Maastricht, dell’accelerazione improvvisa per la costruzione dell’Europa unita. Le altre nazioni hanno dovuto “allinearsi”: Prodi ripeteva continuamente “ce lo chiedono in Europa”.

Ma cosa significava per l’Italia di allora entrare nella zona Euro? In una recente intervista, Vincenzo Visco, Ministro delle Finanze ai tempi del governo Prodi (1996-1998) ha rivelato: «Berlino ha consapevolmente gestito la globalizzazione: le serviva un euro deprezzato, così oggi è in surplus nei confronti di tutti i paesi, tranne la Russia da cui compra l’energia. Era un disegno razionale, serviva l’Italia dentro la moneta unica proprio perché era debole. In cambio di questo vantaggio sull’export la Germania avrebbe dovuto pensare al bene della zona euro nel suo complesso». Ma la Germania ha finito per chiederci molto di più: ha imposto la distruzione del nostro sistema industriale. Come ha precisato Nino Galloni, ex funzionario al bilancio (cfr "Il funzionario oscuro che faceva paura a Kohl", su byoblu.com), l’accordo tra Kohl e Mitterrand «prevedeva anche la deindustrializzazione dell’Italia. Perché se l'Italia si manteneva così forte dal punto di vista produttivo - industriale, quell’accordo tra Kohl e Mitterrand sarebbe rimasto un accordo così, per modo di dire». Se dunque l’Unione Europea, prima, e la moneta unica, poi, erano state pensate e funzionali a rendere la Germania una potenza non solo economica ma anche politica, è evidente che, oggi, questi “strumenti” non servono più, perché nel frattempo gli scopi sono stati raggiunti. La moneta unica, oggi, non serve più a nessuno, e non serve, anzitutto, alla Germania, che con essa ha pagato i costi dell'unificazione. Compiuta la sua funzione politica, la moneta unica resta soltanto uno strumento economico in mano agli speculatori, pronti ad assestarci il colpo di grazia. Da quando Draghi, pochi giorni fa, ha dichiarato che l’euro «è irreversibile» e che non vi è alcun rischio di «esplosione» dell'unione monetaria, è iniziato l’assalto all’euro: mentre scrivo, lo spread è a quota 538 punti e la Consob è stata costretta a reintrodurre il divieto di vendite di titoli allo scoperto per una settimana, mentre Piazza Affari fa registrare un -3,51%. Ed allora occorrerà rinviare il colpo finale, drogando di nuovo i mercati, abbassando ancora i tassi di interesse. Ma, in queste condizioni politiche, l'epilogo è solo rinviato: ci si accanisce per tenere in vita il morto, quando ormai si sono già perdute tutte le speranze.

Un ulteriore commento in aggiunta al quadro descritto: "Questa chiave di lettura è tra le più corrette. Semmai va aggiunta l'ulteriore chiave di lettura monetarista, che spiegherebbe come il modello anglo-americano di riferimento, più imposto che scelto, abbia aggravato non poco le tendenze sperequative e centraliste così ben descritte nell'articolo. Noi non solo eravamo indispensabili in quanto i più forti tra i deboli, ma eravamo già una colonia americana, pronta a copiare in peggio tutti i difetti USA, monetarismo iperliberistico in primis ( ... e da qui il famigerato "divorzio" tesoro-BC, cioè tra politica e gestione monetaria, col corollario delle privatizzazioni, possibilmente selvagge, in perfetto stile predatorio imperiale). L'ottusa rigidità della "culona inchiavabile" può effettivamente essere interpretata come volontà di potenza, espressa in un "tanto peggio tanto meglio" nei confronti dello strumento monetario di potere che ha ormai esaurito il proprio compito. C'è solo da augurarsi che in ogni modo venga trombata alle prossime elezioni."

Il gioco dei se...

Facciamo un gioco, facciamo il gioco dei SE. Ha cominciato LEI dicendo: SE FOSSIMO IN UN PAESE NORMALE, cosa succederebbe SE un cretino che viene da fuori si rifiutasse, dopo essere stato assunto, di eseguire gli ordini del suo superiore-donna perchè egli è musulmano e non esiste di essere il sottoposto di una creatura impura? Dunque, SE fossimo in un paese normale, in barba alle accuse di razzismo, verrebbe licenziato e rimandato a casa sua a calci nel sedere. Ma come dicevo a lei, non siamo in un paese normale e quindi, l'ultimo meticcio del mondo arriva qui e detta la sua bella legge di merda. E noi stiamo zitti. No, anzi, non solo stiamo zitti ma gliela diamo pure vinta. Poi, vogliamo parlare di integrazione?

Mi chiedevo poi, ma le femministe dove diavolo stanno? E' stata insultata una donna e nel peggiore dei modi e loro? In vacanza come al solito quando si tratta di immigrati maschilisti?

Oh, toh, diverse ore dopo la notizia, il caso diventa un giallo. Il direttore ci fa sapere che non ne sapeva niente e che i dipendenti seguono tutti le direttive delle donne...

Niente ordini da una donna. Il caso diventa un giallo. Il dipendente dell'hotel Danieli di Venezia sarebbe stato riassunto. Il direttore: «Non ne sapevamo nulla, il facchino continua a lavorare qui e segue ancora le direttive di una donna»

VENEZIA - Un facchino musulmano di un hotel di Venezia si sarebbe dimesso non sopportando di prendere ordini da una donna. E gli avrebbero salvato il posto affiancandogli un maschio. Protagonista della vicenda un egiziano dipendente del Danieli che si era licenziato per non subire «l'onta» di ricevere disposizioni da una governante. Questa una prima versione dei fatti. Ma la direzione dell'albergo in tarda mattinata si affretta a smentire l'intera faccenda. E il fatto, commentato rapidamente da tutta Italia, diventa di fatto una sorta di giallo. L'uomo avrebbe lasciato il celebre hotel ma non trovando un altro lavoro si sarebbe ripresentato alla direzione che tenendo in grande considerazione il lavoro dell'extracomunitario lo avrebbe riassunto garantendogli che nei suoi turni si troverà a fianco, oltre alla donna, un collega maschio che gli comunicherà gli incarichi. La «mediazione», come indica Il Gazzettino, sarebbe andata a buon fine e l'uomo sarebbe tornato regolarmente al suo lavoro. Diversa, come detto, la versione dell'albergo. Si dice «sorpreso» il direttore dell'hotel Danieli di Venezia, Christophe Mercier, e sottolinea all'Adnkronos che il facchino non aveva mai comunicato ufficialmente il problema che viveva. «Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione ufficiale scritta dal dipendente - riferisce Mercier - noi rispettiamo tutte le persone che lavorano con noi e se ci fosse stato posto il problema avremmo potuto agire». Il direttore del celebre hotel della città lagunare sostiene infatti che l'azienda non era a conoscenza del caso e quindi non ha preso nessuna misura per cambiare l'organizzazione del personale: «Siamo sorpresi da questo articolo, ne prendiamo atto e ne parleremo con la persona interessata», prosegue il direttore dell'albergo. Il facchino egiziano «continua a lavorare qui», dice, e prende ancora ordini da una donna: «Viene sempre gestito da donne perché le governanti sono tutte donne», sottolinea Mercier. «La nostra azienda - conclude il direttore - ha sempre un comportamento corretto, giusto, etico nei confronti di tutti i dipendenti, di tutte le nazionalità e le religioni».

domenica 22 luglio 2012

Degli anni '80

Io, negli anni '80 di sicuro avrei sposato, chessò, un Billy Idolun Duca Bianco (ma lui sarebbe stato davvero troppo per me) o al massimo un elemento ancor più pessimo quale Joe Strummer... o più probabilmente, in quel periodo pensavo solo alla scuola (poco) e al vario cazzeggio e non a sposarmi. Non ero una paninara, o meglio, lo sono stata per un brevissimo lasso di tempo, poi, sono tornata ad essere me stessa... ossia, una mezza punk-dark-goth-medieval girl, si, insomma, una di quelle che vestivano di nero, coi capelli quasi rasati, i cappottoni maschili lunghi fino alle caviglie, la fila di orecchini, croci e catenelle sparse addosso un pò dovunque e le immancabili (e alquanto scomode... e giuro che gli anfibi veri si portano molto molto meglio) Doctor Martens. Tuttavia, mi sono dovuta sorbire tutta l'orrida musica dance-pop di quel periodo e, chiaramente, avevo amichette che si fronteggiavano di brutto sul fatto di chi fosse meglio tra i Duran Duran e gli Spandau Ballet. Che ogni tanto ci ripenso a 'sta cosa di quelle amichette che in seguito si sono sposate, alcune separate e altre vivono felici con le loro famiglie e i loro bambini che ormai sono anche cresciuti... E, poco fa, mi è capitato sotto il naso questo articolo. E mi ricordo della sciroccata che voleva sposare Simon Le Bon, mi ricordo del libro che le amichette fan dei Duran Duran comprarono di corsa e lessero d'un fiato... e mi ricordo anche del film che dovetti sorbirmi al cinema con le sciroccate di cui sopra. Mioddio, una vita fa...

Sul multiculturalismo


Lei si chiama Zara, il nome è di fantasia per ragioni di sicurezza, ha 17 anni e va molto bene a scuola. Vive in Gran Bretagna. La madre è occidentale, il padre pakistano. Un matrimonio felice finché lui non attraversa un grave momento di crisi economica e cambia di colpo. “Quando la sua azienda è fallita – ha raccontato Yvonne , 46 anni, (anche questo nome è di fantasia) al Daily Star on Sunday - lui è cambiato totalmente. E’ diventato più religioso, mi obbligava a indossare abiti musulmani mentre prima non mi mettevo nemmeno il velo”. E poi, come spesso accade in questi casi, la violenza: “Mi diceva sempre che ero una prostituta e che stavo allevando male nostra figlia. Mi picchiava in continuazione“. Yvonne sopporta finché può ma la tensione sale quando Yousseff obbliga Zara a non andare più a scuola. Poi la goccia che fa traboccare il vaso: la donna sente il marito parlare al telefono con un parente in Pakistan e pianificare il matrimonio della figlia in cambio di una cospicua dote. “Sapevo – racconta oggi la donna – che questo matrimonio sarebbe stato per lo sposo il biglietto di ingresso nel Regno Unito. E non potevo permetterlo. Dovevo salvare mia figlia da una vita da schiava con un completo estraneo. Troppe ragazzine nate in Gran Bretagna vengono sfruttate solo per il visto“.

Così la mamma elabora un piano di fuga. Fa finta di assecondare il progetto del marito che le dà i soldi per organizzazare il viaggio. Non appena Yvonne ha mille sterline in mano prende un taxi all’alba con Zara e si rifugia in una casa d’accoglienza per donne in pericolo: “Sapevo che se ci avesse scoperto avremmo rischiato la vita. I delitti d’onore non sono rari in Gran Bretagna. Oggi, nonostante siano passati cinque anni, ci guardiamo ancora le spalle”. La donna ha deciso di venire allo scoperto e raccontare la sua storia per spingere il governo Cameron a fare qualcosa contro i matrimoni forzati. Il premier ha lanciato una campagna di sensibilizzazione contro la pratica e ha promesso di renderla reato. La ministra dell’Interno ha anche annunciato l’approvazione di una norma che prevede l’ingresso di un coniuge straniero solo se il cittadino britannico guadagna almeno 20mila sterline l’anno. Oggi Zara ha 22 anni e studia legge all’università. Sua madre è fiera di lei: “Ho sacrificato la mia vita ma non avrei mai potuto permettere che la mia bellissima e inteligentissima figlia fosse soffocata in un matrimonio combinato. Penso che questa sia un terribile male che affligge la comunità musulmana e credo che tutte le madri dovrebbero ribellarsi”. In nome di quelle che sono già morte: Shafilea, Nina e tutte le altre.

A caccia di investitori...

Un commento: "Un incubo, "Prodi 2 la vendetta", già questo governo, con l'avallo autorevole del Colle, ha regalato la sovranità politica ed economica italiana alle "famiglie" e alle lobby di speculatori stranieri, ora ci apprestiamo a fare a pezzi la nostra economia reale e a inserire i gioielli di famiglia nei pacchi dono a favore degli stessi infami che ci stanno controllando. Geniale."


Il Tesoro mostra ottimismo, nonostante Piazza Affari continui a segnare minimi su minimi e lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi sia tornato a sfondare la soglia allarmante dei 500 punti base. Ieri, in una intervista al Sole 24Ore, Maria Cannata, direttore generale del ministero dell’Economia responsabile del debito pubblico, ci ha tenuto ad assicurare non solo che gli investitori esteri "stanno tornando perché, rispetto ai rendimenti negativi dei Paesi core, conviene investire in Btp", ma anche che la liquidità nelle casse dello Stato in luglio e agosto è tale da "non richiedere aste extra di Bot". Eppure, con gli indici di Milano ai minimi, i "gioielli" di Piazza Affari tornano scalabili a prezzi stracciati. La capitalizzazione dell’intero listino è scesa a 325 miliardi di euro, meno della sola Apple (464 miliardi) e di Exxon Mobile (330 miliardi) le due più grandi società mondiali per valore di borsa. Visti questi numeri, il presidente del Consiglio Mario Monti ha strabuzzato gli occhi e, secondo fonti governative riportate da Repubblica, si sarebbe subito messo al lavoro per riportare gli investitori esteri a credere nel sistema Italia. Dopo aver smentito le elezioni anticipate e aver allontanato la possibilità di una crisi di governo pilotata, Monti si è rimesso al lavoro per evitare che la drammatica situazione in cui sono piombate le banche iberiche non arrivi a contagiare pure l'Italia. Per il momento, però, il governo fa di tutto per gettare acqua sul fuoco. "Siamo vigili, ma non c’è quell’allarme che traspare nei media", è il refrain che esce come un disco rotto da Palazzo Chigi e che i ministri continuano a ripetere. Resta, però, il fatto che il Belpaese non può contare su quello scudo anti-spread che sperava di ottenere dall’Eurotower dal momento che l’entrata in vigore del fondo permanente (Esm) è appesa alla sentenza della Corte costituzionale tedesca e l’attuale fondo "salva Stati" (l’Efsf), pur essendo già operativo, non ha né le risorse né i requisiti per proteggere l’Italia. Motivo per cui la speculazione non si ferma e gli investitori scappano. E quindi? Secondo fonti ben informate, la strategia di Monti e del viceministro Vittorio Grilli passa sotto il nome di "damage control". Una strategia improntata, secondo Repubblica, su "una lunga apnea del debito pubblico, con le aste dei Btp a dieci anni rinviate a settembre". Dicono, infatti, che Grilli sia riuscito a sterilizzare l'aumento dello spread rendendolo solo virtuale. Sarà. Resta il fatto che il differenziale volteggia oltre i 500 punti base. Numeri drammatici, altro che virtuali. Numeri che fanno scappare a gambe levate gli investitori. L’intenzione del governo Monti è quella di "farcela da soli", magari con l’aiuto della Bce qualora le cose si mettessero davvero male. Il presidente del Consiglio non vuole neanche prendere in considerazione l’idea di ricorrere agli aiuti europei. "Oltre che umiliante - spiega un'altra fonte governativa - sarebbe forse inutile perché la ricetta la conosciamo meglio noi di qualche funzionario di Bruxelles, Francoforte o, peggio, Washington". Non resta, dunque, che proseguire sulla strada degli investitori esteri. Perché, sebbene il deficit sia sotto controllo e il piano del debito sia stato approvato, la Borsa di Milano continua ad essere in balia della speculazione. Sicuramente la situazione in Spagna rischia di far sprofondare tutta l'Eurozona nel gorgo della recessione economica, ma tra tutti i Paesi membri l'Italia è senza dubbio quello più a rischio contagio. Da qui la necessità di far tornare il sistema italiano appetibile agli occhi dei grandi investitori esteri. Messa una pietra sopra alle manovre economiche, il governo sembra voler puntare (in attesa della delega fiscale) sul lavoro dei supercommissari Giuliano Amato e Francesco Giavazzi (rispettivamente su tagli incentivi alle imprese e ai costi della politica e dei sindacati) che sono già sul tavolo di Palazzo Chigi e che, come ha detto Monti, potrebbero trasformarsi in agosto in provvedimenti concreti.

sabato 21 luglio 2012

Re Napisan... il rosso


Dopo la cura settennale di Quirinale, farmaco assai più efficace del Gerovital, Giorgio Napolitano è tornato fresco e pimpante come 'nu guaglione. Una decina d'anni fa lo vedevi accasciato sulla storia pesante da cui derivava. Ora invece è ringiovanito, perfino i nei che punteggiano il suo volto sembrano fosforescenti come le luci di Posillipo sul mare. Lo scuorno di questi giorni per le intercettazioni, poi, lo ha tonificato, infondendogli una vis polemica che non conoscevamo nel moderato compagno partenopeo con la bocca a cuoricino. Ieri alla cerimonia del Ventaglio, davanti alla Casta stampata, Napolitano si è autodifeso e perfino autoelogiato come mai era capitato. Ma ha espresso, con rispetto parlando, un nonsenso.Confutando l'opinione diffusa che lui avrebbe introdotto un «presidenzialismo di fatto», ha detto di aver osservato scrupolosamente la Costituzione, «al millimetro». Ma appunto per questo, presidente, il suo presidenzialismo si chiama di fatto e non di forma; lei non ha violato la lettera della Costituzione ma ha svolto di fatto un ruolo debordante nel pilotare la crisi e surrogare un governo, nell'intervenire sui partiti e sulle istituzioni, oltre che nel protagonismo mediatico quotidiano. Lei dirà che altri, come Scalfaro, l'avevano già fatto, e in quanto a protagonismo Pertini e l'ultimo Cossiga non furono da meno. Ma dopo il crollo della politica, è sorto un semi-presidenzialismo di fatto. Potremmo definirlo paragollismo presidenziale, se non la disturba una certa sgradevole assonanza...

Italia (come al solito) sotto accusa


MILANO – Nuove accuse contro l’Italia per la sua politica d’accoglienza dei migranti. Non bastavano le critiche di Amnesty International che recentemente con il rapporto Sos Europe ha rivelato come lo scorso 3 aprile il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e il leader del Consiglio nazionale di transizione libico Mustafa Abdul Jalil abbiano sottoscritto «un patto segreto» per arginare l’emigrazione dalle coste africane. Adesso è la Commissione Europea a mettere sott’accusa l’Italia ed è pronta a esaminare nei dettagli il rapporto della Ong tedesca Pro Asyl e del Consiglio Greco per i Rifugiati intitolato Human Cargo che denuncia l'Italia per aver violato le norme comunitarie in materia d'asilo. Secondo il dossier le autorità del Belpaese avrebbero rispedito in Grecia arbitrariamente migliaia di extracomunitari, molti dei quali minorenni, senza portare a termine una valutazione individuale dei loro casi.

SEVIZIE E MALTRATTAMENTI - La notizia dell'intervento della Commissione Europea è stata riportata da Euobserver, testata giornalistica online che si occupa principalmente di politica legata alle istituzioni del Vecchio Continente. Secondo il sito web le norme comunitarie obbligano qualsiasi stato membro a fare controlli adeguati e ad assicurare che qualsiasi richiesta di asilo sia espletata correttamente. Invece le autorità italiane - lamenta il rapporto - non solo non avrebbero chiesto ai migranti le loro generalità e la nazione da cui provenivano, ma avrebbero registrato numerosi minori non accompagnati provenienti dalla Grecia come maggiorenni e li avrebbero ricondotti arbitrariamente nel paese ellenico: «Se le denunce fossero confermate - ha dichiarato un portavoce della Commissione Europea al sito web comunitario - l'Ue non esiterà ad agire in conformità con i poteri ad essa conferiti dai trattati». Il rapporto denuncia anche le violenze subite da tanti minori, arrivati al porto di Ancona che «sarebbero stati picchiati, presi a pugni e a calci dalle autorità italiane nelle stazioni di polizia». Spesso - continua il dossier - i migranti, prima di essere trasferiti in Grecia, sono stati rinchiusi in luoghi inumani dove non erano presenti neppure i servizi igienici.

ASILO - L'Italia e la Grecia hanno sottoscritto, prima di Schengen, un accordo bilaterale che autorizza entrambi gli stati a rispedire indietro gli extracomunitari che arrivano da uno dei due paesi. Tuttavia la Commissione Europea fa notare che esistono degli obblighi che gli stati membri non possono eludere: «Tali disposizioni devono essere rispettate in ogni circostanza e annullano qualsiasi accordo bilaterale che gli Stati membri hanno potuto concludere precedentemente» conferma il portavoce della Commissione Europea. Secondo quest'ultimo sarebbero tantissimi gli extracomunitari che nel 2011 avrebbero preso traghetti dalla Grecia all'Italia, pagando migliaia di euro ai contrabbandieri, per raggiungere alcuni stati dell'Ue come i Paesi Bassi o gli Stati scandinavi dove le procedure di asilo sono più semplici. Invece una volta arrivati in Italia sarebbero stati rispediti indietro con il pericolo, una volta tornati in Grecia, di essere vittime delle violenze dei gruppi di estrema destra che negli ultimi anni, a causa della crisi economica, sono cresciuti in maniera esponenziale nel paese ellenico.

Francesco Tortora

Personale...

... ora il rosso dei capelli comincia a vedersi bene... o no?

Dittatura del politically correct

Con la premessa che non ho MAI apprezzato la categoria dei calciatori... ma la libertà di pensiero e parola è sacra per tutti. O tagliamo le lingue a tutti... compresi magari, i giornalisti che pongono domande imbecilli e senza alcun senso logico.

Un commento: "Raccapricciante esempio della dittatura del politicamente corretto".


Quindicimila euro di multa: questa la multa che la Uefa ha comminato ad Antonio Cassano per le dichirazioni rilasciate sugli omosessuali durante gli Europei. Dopo aver aperto un’inchiesta disciplinare contro il barese per dichiarazioni discriminatorie alla stampa (Art. 11bis del Regolamento disciplinare), la Commissione Disciplinare e di Controllo Uefa ha inflitto al giocatore del Milan una sanzione di 15mila euro."Gay in Nazionale? Sono problemi loro. Ma spero di no... Me la cavo così, sennò sai gli attacchi da tutte le parti. Mi auguro che non ci siano, in nazionale. Ma sono questioni loro". Queste le parole che aveva utilizzato Cassano durante la famosa conferenza stampa alla vigilia di Italia-Croazia, seconda giornata della fase a gironi di Euro 2012. Poche ore dopo le sue esternazioni, il talento barese in un comunicato aveva spiegato che "l'omofobia è un sentimento che non mi appartiene, non volevo offendere nessuno e non voglio assolutamente mettere in discussione la libertà sessuale delle persone. Mi dispiace sinceramente che le mie dichiarazioni abbiano acceso polemiche e proteste tra le associazioni gay. Ho solo detto che è un problema che non mi riguarda e non mi permetto di esprimere giudizi sulle scelte di altri, che vanno tutte rispettate".

Milanistan


Possono bastare «simpatia e solidarietà»? Ed è giusto fare concessioni senza chiedere il rispetto di re­gole e doveri? Sono le domande rivolte al vicesindaco Maria Grazia Guida, dopo che il numero due di Palaz­zo Marino ha reso noto il suo messaggio augurale ai centri islamici milanesi, che ieri hanno iniziato il Ra­madan- il mese sacrodi digiuno e preghiera. Un mes­saggio che- secondo Riccardo De Corato- sancisce «lo sbracamento» della giunta. L’ex vicesindaco vede- da parte del Comune- solo una «sommatoria di disponibi­lità». Critica anche la Lega: «L’integrazione - spiega Alessandro Morelli - è il contrario di quel che stanno facendo. Si pensa solo a fare concessioni e non alla re­sponsabilità. Mi chiedo se la Guida, per esempio, si è posta il problema di queste donne e madri costrette a vivere, a Milano, in questa prigione che è il burqa». «Altro errore - per Morelli - è pensare alle moschee solo come luogo di culto. In realtà sono stati anche luoghi di proselitismo. E ricordo che il kamikaze della Perrucchetti era un musulmano integrato, con moglie italiana e casa popolare». Ma non è solo dall'opposizione che arrivano le critiche. Contrariato per la linea della Guida si è detto per esempio il consigliere provinciale del Pd Roberto Caputo, che l'ha giudicata poco «cauta». «Eccessiva, sopra le righe - spiega ancora Caputo - quindi io da un lato mi chiedo se un messaggio analogo viene inviato anche alle altre comunità religiose - e se non è così mi domando perché - e dall'altro lato ricordo, da laico e cattolico, che il nostro Stato non è confessionale come altri in cui, anche di recente, è stata introdotta la sharia». «Qui - spiega ancora Caputo - si tratta di integrare facendo rispettare le nostre leggi, la nostra Costituzione. Altrimenti andiamo incontro a contraddizioni pesanti. Penso al problema delle donne, all'infibulazione che viene praticata ancora oggi». «Sono questioni che non possono essere sottaciute - avverte Caputo - anche perché poi parliamo di pari opportunità, ci battiamo per le unioni civili e gli altri diritti e poi fingiamo che per gli altri non esistano». «Io - continua Caputo - sono di sinistra e penso ai più deboli, come le donne. La sinistra su queste cose ha preso cantonate incredibili, basti pensare a quelli che inneggiavano alla rivoluzione islamica in Iran». Il tema delle regole è centrale. E su quello si giocherà la partita delle moschee anche secondo l'imam di via Meda, Yahya Pallavicini, che per ora invece vede segnali positivi. «Si sta delineando una prospettiva nuova, che accolgo con interesse e fiducia - dice Pallavicini - con la definizione di questo albo delle associazioni orientato al rispetto delle regole». Si tratta, per il vicepresidente della Coreis, di uno strumento che può conciliare «apertura e regole», ma sarà proprio dopo la definizione di queste regole che si potrà dare un giudizio: «Se saranno criteri senza discernimento allora abbiamo un problema. Lo stesso se chiederanno la luna». Insomma i requisiti per l'iscrizione dovranno essere equilibrati: «Né troppo restrittivi né troppo larghi». Il sì alle moschee è una posizione consolidata nel mondo ebraico, ma non senza la richiesta di alcune garanzie. «Faccio i miei migliori auguri alla comunità islamica per un buon Ramadan, anche in questi giorni di grave lutto a causa del sanguinario attentato in Bulgaria - dice Davide Romano della sinagoga Beth Shlomo - Un dramma che ci conferma come la strumentalizzazione della religione possa essere letale per la civile convivenza. Per questo non dobbiamo mai dimenticare come l'integrazione e la lotta contro il fanatismo devono sempre essere al primo posto nell'agenda di chi vuole una città che faccia delle differenze una ricchezza». Intanto, nel primo giorno di preghiera, i centri islamici hanno riunito i loro fedeli fra l'ex Palasharp e le loro sedi. «Il tendone era pieno - ha riferito il direttore del Centro islamico di viale Jenner Abdel Shaari - e in molti si sono dovuti radunare all'aperto, davanti alla struttura». Shaari ha detto di aver «apprezzato molto il messaggio che ci ha rivolto ieri il vicesindaco». «Speriamo di avere come ospite qualche rappresentante dell'amministrazione comunale per la festa finale», ha concluso.

venerdì 20 luglio 2012

Democrazia e libertà di pensiero secondo Riccardi


Roma – (Adnkronos) – L’annuncio del ministro dell’Integrazione: “Stiamo lavorando insieme al ministro della Giustizia Severino e dell’Interno Cancellieri per aggiornare normativa in vigore, in linea del resto con quanto viene fatto a livello europeo”. Il governo è al lavoro con l’obiettivo finale di oscurare i siti web che predicano odio e incitano al razzismo e all’antisemitismo. Lo annuncia il ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi, prima di entrare nella sinagoga di Roma. “Stiamo lavorando insieme ai ministri della Giustizia Paola Severino e dell’Interno Anna Maria Cancellieri per dare risposte nette e chiare contro i seminatori di odio via internet”, anticipa l’esponente del governo. Spiega Riccardi: “L’idea è quella di usare strumenti utilizzati per combattere altri reati del web e che hanno dimostrato di essere efficaci: ciò permetterebbe alla polizia postale di arrivare all’oscuramento dei siti razzisti e di perseguire anche il visitatore non occasionale di queste pagine vergognose. L’aumento dei siti internet a contenuto razzista, xenofobo e antisemita -sottolinea il ministro dell’Integrazione- impone al governo un aggiornamento della normativa in vigore, in linea con quanto viene fatto a livello europeo”. Riccardi riferisce che allo studio del governo “c’è una equiparazione di questi reati a reati più gravi e soprattutto un forte controllo. Gli aspetti tecnici li stiamo valutando e approntando, ma questo vuole essere il messaggio forte del governo: vogliamo intervenire. Abbiamo questa responsabilità, specie dopo l’attentato a Tolosa”. Per il ministro dell’Integrazione, “non si puo’ solo piangere dopo ogni strage e poi dimenticare le lacrime. Le lacrime devono diventare impegni fattivi per lottare contro i seminatori dell’odio, perché la predicazione del disprezzo e dell’odio è gravissima e germina negli anni. Noi questo lo dobbiamo impedire; soprattutto dobbiamo impedire che raggiunga le giovani generazioni, in un momento di spaesamento e di crisi come quello che stiamo vivendo”. Ecco allora che Riccardi annuncia: “presenterò una proposta per arginare l’odio razziale, etnico, religioso, antisemita, per mezzo di internet. Assumeremo delle misure che colpiscano sia quelli che propagano questi messaggi, sia i visitatori non occasionali e penso -ribadisce- che arriveremo anche alla possibilità di oscuramento di questi siti web”.

Non fosse che queste frasi provengono da un individuo mediocre come Riccardi, ci sarebbe da preoccuparsi seriamente, di un governo impegnato, mentre il sistema economico crolla, nel trovare il modo di censurare le idee. Ma in effetti le due cose, il crollo del Sistema e questi tentativi degni di un regime del ‘quarto mondo’ di introdurre lo “psicoreato”, sono causalmente legate: tutti i regimi che sentono vicina la propria fine, tendono a prendere decisioni folli e liberticide. L’idea di punire un individuo, e non importa quale idea esponga, per i propri pensieri e per l’espressione di essi tramite web, e’ criminale. Ma visto chi la propugna, e la debolezza politica del governo cui appartiene, anche demenziale: perchè non potrà mai realizzarla. Interessante anche il tentativo di porre sullo stesso piano aspetti differenti e di mischiarli, per confonderli. A Tolosa, signor ministro, ha sparato un suo amico, uno di quegli immigrati di seconda generazione che lei tanto ama. Uno dei suoi immigrati integrati ai quali vorrebbe svendere la nostra cittadinanza. Eviti di mischiare le carte. Il suo obiettivo non sono i sedicenti ‘antisemiti’, ne’, tantomeno, i seguaci di Maometto; il suo obiettivo siamo noi. E’ chiunque denunci il vostro folle egualitarismo d’accatto. Chiunque si opponga alla svendita della nostra terra e identità in nome del business dell’accoglienza. E lei, ministro, quel business lo conosce molto bene. Vero? A Tolosa, c’eravate tutti voi immigrazionisti a tirare il grilletto, ‘tolosa’ appartiene al suo folle mondo politicamente corretto e mentalmente ritardato dove, accusare gli islamici di terrorismo, denunciare l’immigrazione come dannosa, sarebbe ‘psicoreato’ passibile di denuncia. Con le sue folli regole, mille ‘tolosa’ accadrebbero in Italia. Quanta tristezza, il ‘trio lescano’ Riccardi-Cancellieri-Severino; il paese affonda nel disastro economico, gli immigrati gozzovigliano a spese nostre, le carceri esplodono inadeguate e loro, si gingillano con bizzarre idee di censura. Ma tranquilli, Riccardi non e’, il “grande fratello” orwelliano. Al massimo, e’ un ‘fratellino ritardato’. Riccardi teme le nostre idee, a noi, le sue fanno pena.

Berlusconi, Monti e Grilli


Il presidente del Consiglio italiano, che nessuno ha mai eletto, ha appena ceduto a Vittorio Grilli, neppure lui mai eletto, la carica di ministro dell' economia. E' un ulteriore passo in avanti della piovra europeista? oppure l'inizio del disimpegno di mario monti di fronte al disastro che incombe? Nello scorso novembre l'oligarchia euro-atlantica, e più esattamente la Commissione europea e Goldman Sachs, avevano deciso di cacciare Silvio Berlusconi congedandolo dal suo incarico di capo del governo italiano.

NOTA BENE : BERLUSCONI CACCIATO PER AVER TARDATO A METTERE IN ATTO LE "RIFORME INDISPENSABILI"

Questa decisione era stata presa non a causa degli innumerevoli scandali finanziari e di costume che circondavano quello che la stampa italiana definiva "Il Cavaliere". No, la decisione di allontanarlo era stata presa perché Berlusconi tardava a mettere in atto il programma di "riforme indispensabili" che i Signori Trichet (presidente della BCE in quel momento) e Draghi (suo successore designato) avevano cucinato nel segreto dei loro uffici, e che gli avevano reso noto senz 'altra formalità di una lettera datata 5 agosto 2011. Questa lettera stabiliva in modo molto preciso quale dovesse essere l'azione del governo italiano, in materia di smantellamento del patto sociale e di vendita del patrimonio pubblico italiano alle banche ed altri fondi d'investimento. Il tono e il contenuto di questa lettera avevano dell'incredibile se si pensa che era stata firmata da due tecnocrati senza alcuna legittimità democratica, non essendosi mai sottoposti a suffragio universale e per di più totalmente sconosciuti agli elettori italiani. Lo scandalo fu tale che il contenuto della lettera trapelo' sui giornali a fine settembre, sicuramente in conseguenza delle pressioni esercitate dallo stesso Silvio Berlusconi, furioso di essere trattato come un domestico. [fonte: http://challenges.fr/economie/20110929.CHA4869/l-incroyable-diktat-de-trichet-a-berlusconi.html]

Questo appello implicito di Berlusconi a sostegno dell'opinione pubblica testimoniava una tale mancanza di volontà di piegarsi al racket della mafia euro-atantica che quest'ultima decise immediatamente la sua caduta. Nelle settimane che seguirono, un'autentica cospirazione fu così ordita per cacciare il controverso e spumeggiante capo del governo/uomo d'affari, e per sostituirlo con uno dei principali membri dell'oligarchia euro-atlantica, M Mario Monti. Ex Commissario europeo ed ex responsabile di Goldman Sachs, questi era sconosciuto al grande pubblico e, come M Trichet e M Draghi, non era mai stato eletto.

IL COLPO DI STATO MASCHERATO DEL NOVEMBRE 2011

In pochi giorni, e quando identiche manovre si tramavano contemporaneamente in Grecia per cacciare il Primo ministro Papandreou, Mario Monti fu "nominato senatore a vita" dal presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. (Questo tipo di nomina "diretta", senza elezione e a vita, è una delle norme quanto meno strane previste dalla Costituzione della Repubblica italiana). Sulla scia di questa nomina, Mario Monti fu "chiamato" (gentile eufemismo per dire "imposto") a succedere a Silvio Berlusconi come Presidente del Consiglio dei ministri e a formare un "governo di tecnici". In un attimo, tutti i media al soldo degli europeisti, liberandosi dell'influenza di Silvio Berlusconi, trovarono l'idolo del momento in quest'uomo provvidenziale, che il 99,9999% degli italiani non conosceva minimamente. Il colpo di stato sotto un'apparenza di legalità fu portato a termine senza intralci. Il 12 novembre 2011, Berlusconi cedette al cancan mediatico e alle "trame" politiche tessute dal parlamento italiano: rassegno' le dimissioni. Il giorno dopo, il capo di Stato incarico' Mario Monti di formare un governo. Costui ebbe l'incredibile ipocrisia di accettare "con riserva", assumendo atteggiamenti da vera prima donna.

L'ASCESA DEL TRISTO FIGURO GRILLI

La situazione di sfiducia dei mercati nei confronti dell'Italia era tale che, quando s'insediò a Palazzo Chigi a metà novembre scorso, Mario Monti decise di assumere insieme alla carica di capo del governo ("Presidente del Consiglio") anche l'incarico di ministro dell'economia. Ed è quest'ultimo incarico che a sorpresa ha appena deciso di rimettere, l'11 luglio 2012 dopo 8 mesi di mandato, nominando il vice-ministro dell'economia Vittorio Grilli come suo sostituto. L'ascesa di quest'ultimo non si spiega per qualche exploit elettorale, poiché non si é mai presentato, neppure lui, di fronte agli elettori. Non si spiega neanche per un particolare carisma da lasciare abbagliati perché M Grilli non è propriamente un uomo che trasuda gioia di vivere. Per contro, la sua ascesa si comprende se si da un'occhiata al suo eloquente pedigree. Vittorio Grilli è stato successivamente:

- professore d'economia all'Università di Yale (Stati Uniti) per 4 anni Universitari (dal1986 al 1990),

- professore d'economia al Birkbeck College dell'Università di Londra (Regno Unito) per 4 anni universitari (dal 1990 al 1994),

- capo del dipartimento delle Privatizzazioni e dell'analisi economica al ministero italiano dell'economia, dal 1994 al 2000,

- direttore generale della banca d'investimento elvetico-americana "Crédit Suisse First Boston" dal 2001 al 2002,

- ragioniere generale dello Stato italiano dal 2002 al 2005,

- direttore del Tesoro dal 2005 al 2011,

- prima di essere nominato vice-ministro dell'economia nel novembre scorso da Mario Monti

GRILLI, LA QUINTESSENZA DELL' APPARATCHIK EUROPEISTA

Durante le sue ultime funzioni come Direttore del Tesoro, Vittorio Grilli è stato il più stretto collaboratore del "compianto" Tomaso Padoa-Schioppa, ministro dell'economia italiana (2006 -2008), oggi scomparso. I partecipanti più attenti delle mie conferenze si ricorderanno sicuramente che io cito a più riprese Padoa-Schioppa, perché autore di un articolo-shock intitolato "Gli insegnamenti dell'avventura europea", apparso sulla rivista francese "Commentaire" n. 87, autunno 1999. In questo pezzo d'antologia del pensiero europeista, il defunto capo del nuovo ministro dell'economia italiano aveva in effetti spiegato senza giri di parole quella che è la presunta costruzione europea: "La costruzione europea é una rivoluzione, anche se i rivoluzionari non sono dei cospiratori pallidi e magri, ma degli impiegati, dei funzionari, dei banchieri e dei professori. L'Europa non nasce da un movimento democratico. Essa si crea seguendo un metodo che potremmo definire con il termine di dispotismo illuminato." Il suo successore ed emulo Vittorio Grilli testimonia che questa descrizione è molto giusta ma non completamente esatta. Perché se M Grilli è un "despota illuminato" a cui è riuscito il miracolo di essere allo stesso tempo "impiegato, funzionario, banchiere e professore", non per questo non è anche "pallido e magro". Quanto all'aspetto "cospiratore", non so molto bene cosa significhi questo termine ma mi sembra interessante notare che Vittorio Grilli è:

1°)- membro del consiglio d'amministrazione del FESF

E' il famoso "fondo di stabilità dell'euro", al quale dovrebbe succedere il MES.

M Grilli è quindi molto legato al tedesco Klaus Regling, direttore del suddetto FESF, e che sarà il presidente del futuro MES, come ho segnalato in un precedente articolo e come è stato deciso l'altro ieri.

2°) - ex presidente del Comitato economico e finanziario dell'UE (CEF)

Tale comitato, che non bisogna confondere né con il Sistema europeo delle Banche centrali (SEBC) nè con l'Eurosistema, nè con il Consiglio dei ministri "ECOFIN", nè con l'Eurogruppo, è un organismo consultivo istituito dall'articolo 114 del trattato di Roma (TCE), trasformato nell'articolo 134 del trattato sul funzionamento dell'UE (TFUE).

Composto dai rappresentanti degli Stati membri, della Commissione europea e della BCE, il CEF ha il compito di seguire la situazione economica e finanziaria dell'Unione europea, i movimenti di capitali e i pagamenti, dare pareri alle istituzioni europee, e agevolare la coordinazione tra gli Stati membri e le istituzioni europee. Con i brillanti risultati a cui assistiamo! In ogni caso, è bene sapere che M Grilli è stato presidente del CEF quando la Germania aveva come rappresentante... Klaus Regling. A riprova del fatto che tra gli eurocrati, sono sempre le stesse persone che ruotano.

3°)- membro del consiglio d'amministrazione del "think tank" Bruegel

M Grilli appartiene al "think tank" ultra-europeista Bruegel, creato nel 2004, e il cui presidente, dal 2005 al 2008, non fu altro che... Mario Monti. Che resta d'altra parte presidente onorario. Il pubblico che mi segue con più assiduità si ricorderà che questo "think tank" Bruegel è diretto dall'economista francese Jean Pisani-Ferry, con il quale ho partecipato ad un dibattito interrotto su France 24 il 25 novembre 2011 [fonte: http://www.dailymotion.com/video/xmkslx_f-asselineau-sur-france-24-25-11-2011_news ]

Come avevo indicato durante quella farsa di "dibattito", dove fui costantemente interrotto dal giornalista, il "think tank" Bruegel è finanziato tra gli altri da Goldman Sachs.Il mondo è decisamente molto piccolo. D'altra parte, il "think tank" ultra-europeista Bruegel, con Mario Monti come presidente onorario e Jean Pisani-Ferry come direttore e di cui Vittorio Grilli è uno dei membri del consiglio d'amministrazione, non è finanziato solo da Goldman Sachs. Tra i generosi donatori di questa onorabile istituzione che ha a cuore il buon funzionamento dell'Europa figurano:

- la società americana di "consulenza" Emst & Young,

- la società americana General Electric,

- la società americana Goldman Sachs, che non presentiamo più,

- la società americana Google, i cui possibili legami con la CIA sono oggetto di più di un'indiscrezione (cf. per esempio http://www.infowars.com/group-calls-for-hearings-into-googles-ties-to-cia-and-nsa/)

- la società americana Microsoft, i cui legami con la CIA e la NSA sono un segreto di pulcinella (cf. ad esempio http://www.infosecisland.com/blogview/21694-Microsoft-the-CIA-and-NSA-Collude-to-Take-Over-the-Internet.html)

- la società americana NYSE Euronext, gruppo mondiale d'imprese del mercato della finanza (cioè di società commerciali che hanno per attività quella di garantire la gestione di uno o più mercati finanziari). Il gruppo è nato nel 2007 dalla fusione tra il gruppo New York Stock Exchange e il gruppo Euronext. NYSE Euronext è oggi il primo gruppo mondiale sulle piazze borsistiche e la sua sede si trova a New York,

- la società americana Qualcomm, specializzata in telecomunicazioni, in programmazione e produzione di processori per telefoni mobili e conosciuta per aver messo a punto la tecnica CDMA. ( I legami di questa società con la CIA sono stati per breve tempo al centro della cronaca negli Stati Uniti nel 1998, quando uno dei suoi responsabili fu arrestato per spionaggio a Roston-sur-de-Don, in Russia, cosa che all'epoca fece parlare molto: cf. http://business.highbeam.com/4776/article-1G1-20202729/risky-business-cia-new-cover-story).

In breve, e come mi aveva detto con asprezza il giornalista di France 24, bisognerà pure che i think tanks pro-europei trovino i loro finanziamenti... In ogni caso memorizziamo bene che Vittorio Grilli, membro anche del think tank euroatlantico " Istituto Aspen", incarna l'archetipo dell' apparatchik europeista. Ne ha tutte le caratteristiche:

- un burocrate di formazione e di stile,
- un carisma da pesce lesso,
- una carriera negli Stati uniti e nel mondo bancario e finanziario,
- una conoscenza perfetta della lingua di John Wayne,
- una totale ignoranza di cosa sia un elettore,
- una preferenza impressionante per i think tanks profumatamente finanziati da gruppi americani vicini alla CIA,
- e una vita sotto una campana di vetro insieme agli altri apparatchiks europeisti della sua specie.

CONCLUSIONE: PERCHE' ADESSO? La domanda che è legittimo porsi è perché Mario Monti ha deciso di rimettere, l'11 luglio 2012, l'incarico di ministro dell'economia che aveva mantenuto fino ad oggi insieme a quello di Presidente del Consiglio? La prima risposta che ci viene in mente - un eccesso di lavoro - non è sicuramente quella giusta:

- da una parte perché non è dopo 8 mesi che ci si rende conto che non è possibile far fronte a due incarichi.

- dall'altra parte perché nel maggio 2013 si terranno le prossime elezioni generali in Italia per rinnovare la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Mario Monti che aveva già portato avanti i due incarichi di Presidente del Consiglio e ministro dell'economia, poteva conservarli entrambi fino alla loro naturale scadenza.

- infine perché Vittorio Grilli, che era già vice-ministro dell'economia, di fatto svolgeva funzioni di ministro. Niente, a priori, obbligava a promuoverlo. E quindi? Ebbene, la spiegazione deve forse essere cercata altrove. Perché l'11 luglio, Mario Monti non ha solo nominato Vittorio Grilli come ministro dell'economia. Di fronte alla stampa ha anche annunciato che "escludeva di ambire" ad un nuovo mandato alla conclusione di quello in corso. Esprimendosi a margine del summit dei ministri dell'economia a Bruxelles, ha ricordato di aver sempre escluso di rimanere capo del governo dopo le elezioni della prossima primavera. [fonte: http://www.tempsreel.nouvelobs.com/monde/20120711.FAP5540/italie-mario-monti-exclut-de-rester-au-pouvoir.html]

E' vero che M Monti ha 69 anni e forse ritiene che l'età per lasciare è arrivata. Ma questa dichiarazione di rinuncia, concomitante alla nomina di M Grilli, arriva proprio nel momento in cui la situazione finanziaria e politica dell'Italia continua a degradarsi. Come ho ricordato qualche giorno fa, i tassi d'interesse delle obbligazioni italiane a 10 anni hanno raggiunto livelli esorbitanti, riprova della rinnovata sfiducia dei mercati. Oltre tutto, e nonostante avesse sempre dichiarato il contrario, Mario Monti ieri ha finito per entrare in contraddizione con se stesso, ammettendo di fronte alla stampa che l'Italia potrebbe, alla fine, fare ricorso al fondo di stabilità della zona euro. [fonte: http://www.romandie.com/news/n/Italie_Monti_n_exclut_pas_un_recours_aux_fonds_de_secours_de_la_zo]

Ora, Mario Monti è il primo a sapere che questi fondi di stabilità sono ancora inesistenti. Il MES ha subito un ritardo, la Finlandia e i Paesi-Bassi frenano, e il Tribunale di Karlsruhe si pronuncerà tra non prima di tre mesi per stabilire se il MES dovrà essere abbandonato, perché in contraddizione con la Costituzione tedesca e la democrazia. In breve, l'altra ipotesi da prendere in considerazione è quella per cui Mario Monti cominci ad ammettere che il colpo di mano che ha condotto alla sua nomina nel novembre scorso si stia concludendo con un terribile fallimento. Avrà solo ritardato, ma non potrà fermare la catastrofe che sta sopraggiungendo. Allora tutto si spiegherebbe a meraviglia:

- M. Monti annuncia che lascerà le sue funzioni governative in primavera, sperando che l'euro non esploda prima di allora

- e si libera dell'imbarazzo del ministero dell'economia per rifilare la responsabilità del disastro che incombe a Vittorio Grilli, che si lascerà "arrostire" (scusate il brutto gioco di parole) al suo posto. [ndt: "arrostire" in francese "griller" assonante con Grilli].

Questa nuova ridistribuzione di figurine è ovviamente seguita da vicino dal "Cavaliere", l'ex capo di governo Silvio Berlusconi che fu cacciato come un domestico indelicato lo scorso novembre e che probabilmente sta maturando la sua vendetta, come vuole una consolidata tradizione plurimillenaria sulle sponde del Tevere. Proprio oggi, Angelino Alfano, una delle persone a lui più vicine, ha tratto profitto dalle dichiarazioni di Mario Monti per rendere noto alla stampa dell'esistenza di un movimento in crescita nell'opinione pubblica a sostegno del ritorno di Berlusconi. E il delfino del Cavaliere ha pensato bene di annunciare anche che: "Credo che in definitiva, deciderà di presentarsi [alle elezioni del maggio prossimo]." Decisamente, Angela Merkel, José Barroso, tutti i piani di rigore, tutte le "riforme indispensabili", e tutti i think tanks europeisti finanziati da Goldman Sachs non potranno cambiare il dato di fatto che l'Italia è sempre l'Italia... Cosa che per altro è una grande fortuna perchè è l'indice più chiaro che l'euro non potrà ancora a lungo pretendere di cambiare i popoli contro la loro volontà.