sabato 31 dicembre 2011

Buon anno agli zombie ragionieri


Ogni volta che i giornalisti lo evocavano, si scoperchiava il sepolcro e lo spirito di Monti si manifestava biascicando un mantra inarrestabile, un infinito Om da cadavere assonnato che faceva cadere gli spettatori in stato di trance. Il tono del suo requiem era sempre uguale, sia che descrivesse il baratro sia che scherzasse sullo struzzo. Chissà com'era da vivente Monti, se talvolta aveva scatti d'ira, riso o entusiasmo. Forse in vita era portiere della Nazionale, si chiamava Zoff, l'unico che gli somigliava in tono e inespressività. Un oracolo che ha studiato da ragioniere. Nel raccapricciante telefilm mandato in onda l'altro giorno il Morto ci esortava all'ottimismo della putrefazione. Ma proprio qui sorge il più atroce dubbio. Lui ha sibilato: ora che abbiamo messo in sicurezza i conti e abbiamo evitato il burrone, vi daremo Crescitalia. Poi vedi la borsa, lo spread e la vita reale del paese e ti accorgi che il risanamento è solo nella sua testa, come crescitalia del resto. Allora ti viene il sospetto che i tecnici facciano quadrare i conti ma il mondo è tondo. I tecnici prescindono dalla realtà. E' come affidare un malato non al medico ma all' operatore farmaceutico; conosce i farmaci, non il paziente. Questo mi spaventa. Ma per il nuovo anno esprimo tutto il mio cordoglio al premier, che è il modo a lui più consono per rallegrarmi con lui e fargli gli auguri.

venerdì 30 dicembre 2011

E bon

Peccato che non si possano fare posts singoli "nascosti" agli occhi dei più... perchè ogni tanto si è in vena di confidenze e ogni tanto, non si può farne a meno di esternarle. Tuttavia, dopo due anni orribili, questo 2011 non mi è dispiaciuto granchè. Cominciamo dall'inizio... 23 dicembre 2008, una delle segretarie dell'azienda per cui lavoravo, mi da in mano la tredicesima e mi dice che da quel momento sono licenziata. L'azienda è in cattive acque (e lo sapevamo tutti) ma ad ottobre, i titolari ci assicuravano che no, nessuno sarebbe stato licenziato. Io ero solo la prima. E avevo già prenotato per una cinque-giorni a parigi. Sono partita il 25 dicembre piangendo e piangendo sono andata a parigi perchè altro non potevo fare. Il 2009 s'è snodato tra domanda di disoccupazione, ricerca frenetica di un qualsiasi straccio di lavoro e serie ristrettezze... senza ottenere niente. 23 dicembre 2009, il medico di mia madre mi chiama in privato e mi dice che lei ha un cancro al polmone; aspettativa di vita, relativamente bassa. Il 31 dicembre 2009 lei è in ospedale e io a casa a piangere e disperarmi perchè so cosa spetta a lei e so cosa spetta a me. A gennaio 2010 cominciano le chemio... io vomito in continuazione e inizio ad andare in depressione (l'impotenza, il faccia-faccia giornaliero con la malattia, il dolore, la morte) ma davanti a lei, sorrido e impotente cerco di aiutarla in qualunque modo e le comincio a raccontare tante di quelle cazzate che manco un grande comico le saprebbe raccontare meglio di me. Giugno 2010, sono lì con lei (sotto morfina) in reparto terapie palliative e lei se ne va tanto che non ho fatto in tempo nemmeno a chiamare papà. Forse non me l'aspettavo che sarebbe stato in quel giorno e a quell'ora. Mio padre era in strada e stava arrivando. La mia depressione peggiora e la mia magrezza anche. Ricomincio a cercare lavoro che non c'è. Qualsiasi lavoro. E chiudo il 2010 affacciata alla finestra del mio appartamento a guardare i fuochi d'artificio con il mio uomo, mio fratello e mio padre al mio fianco. La depressione va e viene e la mancanza di mia madre è forte, fortissima. Però, vado avanti. Il 2011, tra lavoretti saltuari e stipendi interi, posso dire di essere stata discretamente fortunata. Ho avuto (e ho) vicina ciò che resta della mia famiglia e amici che con discrezione non mi hanno mai lasciata sola e che tuttora mi stanno aiutando a rimettermi in sesto, almeno dal punto di vista psicologico. Quindi, si, cazzo, stavolta festeggio eccome!



Quest'anno festeggio. Mi sono comprata una bottiglia di Moet, ho buttato via soldi ma chi se ne frega. Bevo ai miei lavori saltuari, a questo anno discreto, ai miei amici (quelli veri e quelli di blog), alla mia famiglia e a mia mamma, alla probabile chiusura dell'attività del mio uomo e alle facciacce di cazzo di monti e napolitano. Chè io, nel 2012  voglio farmi un bel viaggio.

Nuova tassa?

A quando una tassa sull'aria che respiriamo? E se non ci sono i fondi, perchè allora non togliere le pensioni sociali agli immigrati che non hanno mai lavorato per neanche qualche mese in italia e usare quelli?


Nuove regole sui ticket, alcune (poche) esenzioni, rimodulazione dei tetti per la spesa farmaceutica e ammodernamento delle strutture sanitarie. E i fondi? Ovviamente basta mettere una tassa di scopo per far cassa. Al vaglio del ministero della Salute ci sarebbe, infatti, una "stangatina" sugli alcolici e sui junk food, ovvero tutti quei cibi spazzatura che, oltre a fare ingrassare, fanno proprio male all'organismo. Sarebbero queste alcune delle ipotesi allo studio del ministro Renato Balduzzi che ha inviato alle Regioni per affrontare i tagli di finanziamenti del fondo sanitario previsti nella manovra di luglio.

Niente a che vedere con la tassa sulla prima casa. Niente a che vedere con i rincari sui carburanti che, in questi giorni, stanno portando la benzina oltre 1,72 euro al litro. Questi sono, infatti, beni di prima necessità. L'alcol e i junk food non lo sono. Ma accanirsi anche contro questi piccoli "vizi" da parte di uno Stato che sta portando la pressione fiscale verso il 45% farà sicuramente discutere e infuriare molti contribuenti. Il quadro del finanziamento del sistema sanitario ammonta a quasi 107 miliardi di euro per il 2011, 109 per il 2012, 109 per il 2013 e 111 per il 2014. "Sulla base del fabbisogno - spiega il ministero - bisogna assumere decisioni condivise per attuare la manovra di luglio sulla sanità prevista in 2,5 miliardi per il 2013 e 5 miliardi per il 2014". Proprio per finanziare il programma straordinario sull’edilizia sanitaria, Balduzzi starebbe vagliando l’ipotesi di una tassa di scopo, appunto sugli alcolici o sul junk food. La proposta è solo abbozzata, anche perché non è affatto chiaro cosa il ministero intenda con "cibo spazzatura" e chi dovrà pagare dazio. Alla base dell'ipotesi lo stesso principio per cui, inizialmente, il governo Monti aveva valutato la possibilità di tassare le sigarette.

Per ridurre la spesa del sistema sanitario, il ministero sta anche valutando la chiusura o riconversione obbligatoria dei piccoli ospedali entro il 31 ottobre 2013, "magari utilizzando la metodologia impiegata per i piani di rientro". Anche in questo caso non viene spiegata la descrizione di "piccolo ospedale" che, solitamente, viene usata a indicare quelle strutture che hanno meno di 120 letti. "Di questa ipotesi - spiega Repubblica - Balduzzi ha parlato nei giorni scorsi con le Regioni senza riscuotere grande successo, tanto che ieri qualcuno si è sorpreso di ritrovarla nel testo diffuso dal ministero". Non solo. E' anche già stata portata all’attenzione delle Regioni un'ipotesi elaborata dall’Agenzia italiana del farmaco per rimodulare i due tetti: "Abbassare dall’attuale 13,3% al 12,1% quello per la farmaceutica territoriale (con onere dello sfondamento a carico della filiera) e innalzare dal 2,4% al 3,6% quello per la farmaceutica ospedaliera (onere di sfondamento a carico della filiera per il 35% e delle regioni per il 65%)".

Appena insediato, Balduzzi aveva fatto sapere di essere contrario a far pagare a tutti il ticket da 10 euro. Un altro punto di intervento allo studio del ministero è, infatti, "la reimpostazione della compartecipazione alla spesa e all’esenzione per reddito in modo da garantire un introito aggiuntivo di 2 miliardi di euro". Nelle intenzioni di Balduzzi ci sarebbero, quindi, interventi tesi a "introdurre elementi di maggiore equità sociale graduando la partecipazione e le esenzioni in funzione del reddito equivalente del nucleo familiare". Indipendentemente dall’età, i pazienti "potrebbero essere assoggettati a forme differenziate di partecipazione alla spesa che tengano conto sia del reddito equivalente che della eventuale presenza di patologie o invalidità". Ciascun intervento al vaglio del ministero dovrebbero "assorbire le forme di partecipazione alla spesa già vigenti in campo nazionale, le economie connesse alla misura specifica della quota di 10 euro per ricetta per le prestazioni specialistiche e comprendere nuove forme di partecipazione alla spesa da determinarsi a livello nazionale" per un importo di manovra pari a 2 miliardi di euro a partire dal 2014.

Lo spread a 523 punti


19 ottobre Giorgio Napolitano: “Le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti, se è vero che è trascorso un mese dalla approvazione in Parlamento del decreto di stabilizzazione finanziaria varato alla vigilia di Ferragosto, a queste difficoltà guarda con preoccupazione l'Europa, in attesa dell'attuazione e di ogni necessaria integrazione delle decisioni già adottate e di impellenti scelte di riforma strutturale e di stimolo alla crescita. E' un momento in cui si richiede una forte, netta assunzione di responsabilità: largamente condivisa perché risulti più credibile, più garantita nella sua efficacia realizzativa''. In questo giorno lo spread era a quota 388 punti

23 ottobre Silvio Berlusconi incontra i vertici dell'Unione Europea. Merkel e Sarkozy nel rispondere a una domanda sulle rassicurazioni fornite dal presidente del Consiglio italiano, incrociano lo sguardo e si lasciano andare a un sorriso beffardo. Lo spread è a quota 402 punti.

24 ottobre 50 minuti di faccia a faccia tra Napolitano e Berlusconi. Il Colle pressa il Cavaliere e chiede risposte convincenti 25 ottobre Napolitano: “Annunci del premier sullo sviluppo siano definiti, compiere tutte le scelte necessarie per ridurre il rischio a cui sono esposti nei mercati i titoli del nostro debito pubblico e rilanciare la crescita economica. Ora misure, non parole”. Spread a 386 punti.

26 ottobre Napolitano: “Fin dalla nascita dell'Europa Unita l'intesa tra Francia e Germania ha giocato un ruolo essenziale, rispettiamo ancora oggi l'insostituibile apporto, ma esprimo preoccupazione per quella che appare una riluttanza della Germania ad accettare ulteriori e inevitabili trasferimenti di sovranità a livello europeo". Lo spread rimane a 386 punti.

26 ottobre Napolitano: “L'Italia dia risposte necessarie”

27 ottobre ''Per chi abbia la missione di garantire la stabilità monetaria e finanziaria in Italia e in Europa, anche al fine di sostenere nuove prospettive di crescita economica e sociale è una fase di particolare complessità e difficoltà, bisogna garantire stabilità”

28 ottobre Berlino spera che il governo di Roma pensi come Napolitano. “Il Colle ha detto nei giorni scorsi che ora più che mai ci troviamo in un mare in tempesta e questo è il momento che l'Italia agisca nell'ambito dello sviluppo, delle riforme strutturali realizzando con risolutezza le decisioni annunciate. Non possiamo che essere d'accordo con Napolitano e confidare sul fatto che anche la guida dello Stato la veda così”. Lo spread ritorna sopra i 380 punti.

1 novembre Secondo quanto riferito da Bersani, Napolitano ha espresso forte preoccupazione per la situazione di queste ore sulla crisi economica. Lo spread è a quota 442 punti base.

1 novembre Berlusconi sente Merkel e Napolitano sulle misure da adottare. Napolitano: "Le scelte efficaci che l'Europa, l'opinione internazionale e gli operatori economici e finanziari si attendono con urgenza dall'Italia non possono più attendere un solo momento, sono ormai improrogabili".

3 novembre Napolitano attende la verifica del voto, "dopo valuterò quadro politico. Tutti sono liberi di agire" e sulla crisi rassicura l'Unione europea. Spread sotto i 430 punti.

4 novembre Per queste cose dobbiamo avvertire ''l'assillo quotidiano'', ha detto Giorgio Napolitano, parlando ''della turbolenza dei mercati finanziari e delle tensioni che si avvertono sulla gestione e sulla prospettiva del nostro debito pubblico e per le ricadute che puo' avere sulla complessiva condizione economica del paese''. ''E' un assillo a cui non si puo' sfuggire, che richiede risposte quotidiane e non deve impedire di riflettere esaminando il problema su molteplici piani". "Bisogna attuare tempestivamente gli obiettivi sottoscritti a Bruxelles, rimasti generici o controversi. Vanno attuati, rafforzati e anche arricchiti. Non si può ripartire ogni mese con nuove indicazioni e prescrizioni". Lo spread raggiunge i 462 punti.

9 novembre Napolitano: a breve nuovo governo o scioglimento camere. Nessuna incertezza su scelta Berlusconi di rassegnare le dimissioni.

9 Novembre Il presidente della Repubblica ha nominato il professor Mario Monti senatore a vita. "L'Italia è di fronte a passaggi difficili e scelte particolarmente ardue per superare la crisi. L'Europa attende con urgenza segni importanti di assunzione di responsabilità da parte di uno dei suoi paesi fondatori. Saremo all'altezza del compito". Lo spread si attesta sui 550 punti base.

11 novembre Il capo dello stato francese, Nicolas Sarkozy, ha espresso oggi al presidente Giorgio Napolitano la ''piena fiducia nell'azione determinata ed efficace'' del Quirinale in vista della "costituzione di un nuovo governo dalla composizione politica il piu' ampia possibile". Lo spread scende sotto i 480 punti.

12 novembre "L'attuale grave momento di crisi finanziaria ed economica, interna e internazionale, rappresenta una seria sfida per la coesione sociale del nostro Paese'': lo scrive il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio di saluto inviato al 2/o congresso nazionale de La Destra che si svolge oggi e domani al Lingotto di Torino.

giovedì 29 dicembre 2011

Lo spread

Sullo spread, su Berlusconi e sull'effetto Monti. Qui in un post particolareggiato di Bisquì. Lo spread non va minimizzato e, invece, l'illuminato bocconiano Monti ci dice di non sovrastimarlo.

Buona lettura.

Lo dico da bocconiano...

Un commento: "Patetici quelli che fanno la difesa d'ufficio di Monti, il quale è sostenuto solo dai grandi giornali i cui proprietari sono banche e finanzieri. E' comunque preoccupante sentire un così titolato esponente del mondo economico come il Dott. Resca che nell'intervista sostiene che la liberalizzazione di attività come quella dei tassisti e dei farmacisti bloccano l'economia. Non sono nè un tassista nè un farmacista, ma non ci si vorrà mica far credere che la liberalizzazione di queste attività sbloccherebbero la nostra economia! Non vorranno farci credere che siamo tutti in attesa di dare una frustata all'economia andando a spendere le nostre ultime quattro lire (scusate, i nostri ultimi centesimi) dal sostituto del farmacista o dal sostituto del tassista!"


L’errore di Monti? «Non aver puntato abbastanza sulla crescita ed essersi fatto bloccare dalle lobby anti-liberalizzazioni». Laureatosi in Bocconi a pieni voti, il presidente di Confimprese, Mario Resca, una vita professionale spesa all’interno della business community - dal gruppo Fiat fino a McDonald’s - ha tutti i titoli necessari per giudicare l’esperienza «politica» di un altro bocconiano come Mario Monti.  Anche se proprio al professore è «debitore» del suo primo incarico professionale. «Il giovane Monti - racconta - era l’assistente del mio relatore della tesi, il rettore Giordano Dell’Amore, dopo la discussione mi convinse a fare un colloquio alla Chase Manhattan Bank che apriva in Italia e cercava giovani validi, fu determinante».

Presidente Resca, molti economisti accademici, a partire dal professor Piga, hanno criticato il premier. Lei che ne pensa? «Mario Monti ha un’esperienza brillante di professore, conosce bene l’economia. Ma, come diceva mia nonna, l’esperienza vale più della scienza: chiedere soldi a un sistema che è già in difficoltà toglie ossigeno all’economia».

Che cosa sarebbe necessario? «Manca un disegno di sviluppo. Se il Pil va verso un -0,5% l’anno prossimo, bisogna adoperarsi per farlo crescere. Non bisogna mortificare il sistema delle imprese, ma togliere il potere alle lobby delle corporazioni a partire da farmacisti, tassisti, notai. Hanno un costo enorme che tutti noi paghiamo».

E poi? «Bisogna mettere in efficienza la macchina statale, una burocrazia antiquata è un elemento negativo per la ripresa perché disincentiva le aziende, sia italiane che estere, a fare business».

E il governo Monti ha la forza per fare tutto ciò? «Sì, perché i partiti hanno l’alibi dell’esecutivo tecnico per l’impopolarità di alcune scelte. Ma se i singoli componenti dell’esecutivo iniziassero a pensare alla prosecuzione della loro carriera politica, allora ricadremmo in un circolo vizioso. Infatti la popolarità del governo è diminuita».

Insomma, serve la «fase 2». «Fase 1 e fase 2 dovevano stare insieme».

Manca un sogno o manca un piano di ristrutturazione con annessi tagli del personale? «Sono specializzato nel risanamento di imprese in difficoltà e posso affermare che aumentare i ricavi è più decisivo che tagliare i costi. Da commissario Cirio la prima preoccupazione è stata riportare i pelati sui banconi dei supermarket, mentre da direttore generale dei musei ai Beni Culturali posso affermare che i visitatori sono cresciuti del 16%, nel 2010, e del 9,8%, quest’anno, senza licenziare un dipendente. Manca un sogno, ovviamente realizzabile».

Confimprese aveva lanciato l’allarme consumi già prima di Natale. «Il punto è proprio questo: i consumi sono calati perché la gente è spaventata, teme un ulteriore peggioramento e non spende. Ecco perché servono le liberalizzazioni, a partire da quelle degli orari dei negozi, farebbero emergere una nuova categoria di giovani imprenditori».

La cessione dei beni pubblici per ridurre il debito non servirebbe? «Siamo un Paese indebitato nel quale purtroppo i creditori comandano. Vendiamo pure i beni di famiglia, ma ricordiamoci che ci sono troppe aziende pubbliche gestite male».

Bocconiani...

Dal "disarcionamento" del dittatore Berlusca ad oggi, lo spread è rimasto più o meno lo stesso (oggi, dicono, sia a 518), il profdottor monti, oggi nella sua paternale ci dice di non sovrastimare lo spread... Si, faccio una domanda stupida... ma perchè prima c'era da sovrastimarlo e adesso no?

"I proprietari di casa tassati due volte: su reddito e valore"


Milano «È una patrimoniale mascherata. E permanente». Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia, boccia senza riserve la riforma del catasto annunciata dal governo.

Avvocato,che cosa non la convince nell’impianto della riforma? «Il fatto che si passerà da un sistema basato sul reddito prodotto dall’immobile a un altro commisurato al valore. Così non va, si tratta di un meccanismo iniquo».

Il motivo? «Ricordo che già l’allora ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, aveva cercato di riformare il catasto spostando la tassazione sul versante patrimoniale. La proposta naufragò per una ragione semplice: in Italia si tassa il reddito per evitare il rischio che un proprietario debba pagare un’imposta superiore al reddito dell’immobile stesso».

Mi faccia un esempio. «Immagini un appartamento di grande pregio, nel cuore di una grande città. Il valore è ovviamente elevato, ma se il proprietario non riesce ad affittarlo, non c’è rendita».

Però ci sono evidenti sperequazioni: una casa dell’ 800, in pieno centro storico, è accatastata come «popolare », mentre un appartamento in periferia può anche essere classificato come «signorile»... «Questa è un problema di classamento, cui si può facilmente ovviare applicando la legge catastale attuale. Non serve tassare in via permanente le unità immobiliare per quel che valgono. La scelta fondamentale è sempre una, e una sola: va tassato il reddito o il valore? Il governo è su quest’ultima strada, pur in una situazione di mercato nella quale non vi è coerenza tra reddito e valore delle singole case».

Qual è il rischio? «Il rischio è che si pongano surrettiziamente le basi per una patrimoniale, per così dire, delle famiglie.Il timore è che si avalli l’incivile principio che un immobile venga colpito oltre il reddito che produce».

Il governo sembra comunque garantire che non ci saranno aggravi di imposta, perché la riforma sarà bilanciata da aliquote più basse. «E io le rispondo: quale riforma non porta con sé anche un aumento di gettito? Nel documento ufficiale, comunque, di questo impegno ad adottare aliquote meno gravose non c’è traccia».

mercoledì 28 dicembre 2011

Tagli alla politica? E quando mai...


MILANO - Salvi. Almeno per quel che riguarda l'indennità degli assessori regionali in Sicilia. La Presidenza dell'Assemblea regionale siciliana ha dichiarato inammissibile un emendamento all'esercizio provvisorio che aboliva una delle due indennità percepite dagli assessori non eletti. Cioè a tutti i tecnici, voluti dal governatore siciliano Raffaele Lombardo nella sua squadra di governo, sarebbe dovuto corrispondere solo il compenso di assessore e non anche quello di parlamentare della Regione. Insomma sarebbero passati dagli attuali 14.200 euro circa a 4mila euro.

L'EMENDAMENTO- La norma, bocciata perché non compatibile alla materia trattata, era stata presentata dai capogruppo del Pid Rudy Maira, dal capogruppo Udc Giulia Adamo, dal capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini e dal deputato Paolo Ruggirello che proprio oggi ha lasciato il Mpa per transitare al gruppo Misto. Ma Maira avverte: «Ripresenteremo la norma, magari all'interno di un disegno di legge organico sui costi della politica. Abbiamo tagliato i costi dei deputati non capisco perché non possiamo intervenire anche sugli assessori».

LA SALVA PARENTI- Non passa, invece, la cosiddetta norma «salva parenti». Il testo, bocciato con voto segreto dall'Aula stabiliva la proroga di un anno nell'applicazione dei criteri di incompatibilità tra le cariche di assessore e di consigliere nello stesso Comune, prevedendo anche l'impossibilitá tra parenti entro il secondo grado di far parte della stessa amministrazione.

La straordinaria fase 2

Nel frattempo, (per chi non lo sapesse) ieri sono aumentati i pedaggi autostradali. Il Pdl ha mal di pancia... mi chiedo dove sia stato il partito del cavaliere finora. Avrebbe potuto fermare tutto prima della catastrofe e non lo ha fatto... allora perchè continuare tanto a mugugnare se "il governo monti è il male minore"? E soprattutto, perchè continuare a prendere in giro gli italiani del Pdl e continuare a sostenere il governo monti?


Tre ore di consiglio dei ministri, poi bocche cucite. "Parlo solo io", ha detto ai suoi ministri il premier Mario Monti, ben consapevole che una parola in più in questo momento può far franare tutto il suo fragilissimo castello. L'ultimo CdM del 2011, terminato intorno alle 18.10, è stato forse anche uno dei più complicati, perché su tavolo di Passera, Fornero % Co. c'era un complesso pacchetto di riforme e misure per la crescita. La Fase 2, così, comincia con la museruola. Lo ammette lo stesso ministo per la Cooperazione Andrea Riccardi, uno dei più attivi quando c'è da presentarsi davanti a microfoni e taccuini: "Domani sarà molto interessante sentire la lettura che Monti darà dell'azione di governo finora e della prospettiva - elude così i giornalisti in attesa -. Ora potrei dire solo spezzoni, aspettiamo di sentire Monti domani". Appuntamento, allora, a domani mattina, giovedì 29 dicembre, per la conferenza di fine anno del premier in cui si sveleranno i punti salienti dell'azione di governo.

Sussurri e voci - Finora si è ragionato per soffiate, intuizioni, mezze ammissioni. L'ultima, il possibile ritocco verso l'alto dei pedaggi autostradali. Sulla carta, rientrerebbe tutto nella politica di liberalizzazioni che dovrebbe intaccare i privilegi di categorie 'protette', dai tassisti ai farmacisti fino, appunto, ai gestori delle autostrade. In pratica, però, continuerebbero a pagare i contribuenti già colpiti duramente dalla Fase 1 del governo, la manovra di sole tasse. E anche sulla già annunciata riforma degli estimi catastali (a costo zero per il governo, il contrario per Confedilizia) la situazione è nebulosa.

I maldipancia - Riforma del welfare, liberalizzazioni, smantellamento degli ordini: per le misure concrete bisognerà aspettare qualche ora. Nel frattempo, mentre l'ex segretario Walter Veltroni invita il Pd a non tirarsi indietro ("Se il Pd è intelligente e ha coraggio, sosterrà questo governo. Il Pd deve stare con Monti con autonomia e convinzione. Anche correggendo e migliorando provvedimenti come ha fatto con la manovra", avverte Veltroni in un'intervista a L'Espresso), nel Pdl continua a montare un certo malumore. "L'Italia rischia di essere spacciata a causa delle politiche fiscali e di bilancio messe in atto da chi è stato chiamato al governo per salvarla", incalza il presidente del gruppo azzurro alla Camera Osvaldo Napoli, chiedendo poi a Monti un "break" . Deve, cioè, 'fermare le macchine' e incontrare le forze politiche che lo sostengono per rivedere la politica fiscale. "Il Pdl non può rendersi responsabile di un fallimento", sottolinea Napoli.

martedì 27 dicembre 2011

L'importante è spremerci

Prima, da Nessie, un post dal titolo "Di crisi si muore". La crisi in grecia. Poi, su una pagina del Sole24ore, titolo: "Papademos fa centro: Ici greca oltre le aspettative. Per chi non paga scatta il taglio della corrente"... come dire, facile vincere facile eh? Ma si mormora anche che uno stato che strangola è uno stato dittatore... e la dittatura viene da altrove.


Via i vani, in arrivo i metri quadrati. Sebbene il cantiere "casa" non sia ancora chiuso, si delineano i contenuti della riforma del catasto che, a detta del governo, "non servirà a fare cassa". Come preannuncia un documento del Tesoro, l'obiettivo è aggiornare le rendite adeguandole al mercato e serve a riequilibrare gli estimi delle grandi città sperequati tra il centro e le aree periferiche. "Sarà a costo zero", si affretta a dire una fonte di governo secondo la quale all’adeguamento dei valori base dovrebbe corrispondere una riduzione delle aliquote. "Non può esistere una riforma del catasto a costo zero - si affretta a dire il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani - lo stesso documento del Tesoro si prefigge di rimediare a certe sperequazioni già esistenti". Insomma, per qualcuno i costi aumenteranno, per altri diminuiranno.

Il provvedimento al vaglio dell'esecutivo dovrebbe arrivare a breve in modo da consentire una reale applicazione prima della fine della legislatura. Il ministero dell’Economia si ripropone di fissare i cinque criteri che saranno utilizzati. In primis la "costituzione di un sistema catastale che contempli assieme alla rendita (ovvero il reddito medio ordinariamente ritraibile al netto delle spese di manutenzione e gestione del bene), il valore patrimoniale del bene, al fine di assicurare una base imponibile adeguata da utilizzare per le diverse tipologie di tassazione". La riforma rideterminerà, poi, la classificazione dei beni immobiliari e supererà "il sistema vigente per categorie e classi in relazione agli immobili ordinari, attraverso un sistema di funzioni statistiche che correlino il valore del bene o il reddito dello stesso alla localizzazione e alle caratteristiche edilizie". Per le abitazioni e gli uffici, il "vano" come unità di misura della consistenza a fini fiscali verrà sostituito con la "superficie" espressa in metri quadrati. La riforma punterà, poi, a riqualificare i metodi di stima diretta per gli immobili speciali.

"Il catasto deve rappresentare quanto l'immobile rende - spiega Sforza Fogliani - le particelle catastali sono ciascuna rappresentata da una rendita che indica il reddito ritraibile dell'immobile". La tassazione è, inatti, sui redditi. Nel 1990, però, non essendo capaci di calcolare la redditività dei singoli immobili sono stati accertati i valori degli immobili e, in un secondo momento, sono stati fissati a i coefficienti definire le rendite. "Il problema è che i cofficienti sono stati fissati a capocchia - spiega il numero uno di Confedilizia - per questo la vecchia Ici era una vera e propria patrimoniale: si calcolava su un catasto basato sui valori". A suo tempo Confedilizia aveva impugnato il provvedimento prima davanti al Tar, poi davanti al Consiglio di Stato. L'allora governo Andreotti avveva ovviato al proffedimento trasformando il provvedimento in legge. L’ultimo tentativo di riforma, avviato nel 2006 dal governo Prodi con un "collegato" alla Finanziaria, finì nel dimenticatoio con la fine anticipata della legislatura.

Dopo aver letto il contenuto della nuova riforma, Sforza Fogliani è scettico sulla bontà del provvedimento. Se da una parte è chiaro il criterio (cioè l'intenzione di unire i valori e i canoni del mercato per arrivare alla rendita), dall'altra il governo non si propone di accertare soltanto la redditività. "E' ancora difficile da giudicare e dare un giudizio obiettivo - spiega il presidente di Confedilizia - tuttavia non può essere che la riforma sia a costo zero". Secondo Sforza Fogliani, dal momento che la manovra "salva italia" ha aumentato le aliquote dell'Imu è fondamentale che il nuovo catasto venga accompagnato dalla "revisione delle aliquote". "fa poi specie - conclude Sforza Fogliani - a chi mastica la materia non vedere in tutto il documento alcun riferimento alla 'unità tipo' che dovrebbe essere prevista e individuata in ogni zona censoria". Una mancanza che, a detta del presidente di Confedilizia, rischia di "portare a una mancanza di omogeneità".

Doppiamente parassiti


ROMA - C'è chi timbra il cartellino ed esce subito dopo, chi sbriga in ufficio le pratiche dei suoi clienti privati. Addirittura chi accetta consulenze su progetti che poi dovrà valutare per conto dell'Amministrazione. Sono i dipendenti pubblici che svolgono il doppio lavoro senza aver ottenuto l'autorizzazione. E in questo modo causano un grave danno all'erario. Sono i numeri a dimostrarlo. Negli ultimi tre anni sono circa 3.300 gli impiegati e i funzionari, anche di livello alto, scoperti dalla Guardia di Finanza e dagli ispettori della Funzione pubblica a svolgere attività esterne. Hanno guadagnato illecitamente oltre 20 milioni di euro, causando un danno alle casse dello Stato che sfiora i 55 milioni di euro. Il settore degli sprechi nella spesa pubblica si conferma, dunque, quello dove maggiormente bisogna intensificare controlli e verifiche per recuperare denaro e soprattutto evitare ulteriori perdite. La dimostrazione è nella relazione annuale delle Fiamme gialle sul fenomeno dei «doppi stipendi» che evidenzia i dati relativi al periodo che va dal 2009 al 2011 e soprattutto fa emergere i casi più eclatanti. E nella quale viene sottolineata «l'importanza di intervenire nel settore degli sprechi della spesa pubblica che da un punto di vista ragionieristico pesa quanto e forse più di quello delle entrate fiscali. Un'importanza che oggi traspare in maniera ancor più evidente in ragione del perdurante momento di crisi e degli impegni politici assunti dall'Italia nei confronti della comunità internazionale, i quali impongono che le risorse disponibili siano spese sino all'ultimo euro per sostenere l'economia e le classi più deboli, eliminando sprechi, inefficienze e - nei casi più gravi - distrazioni di fondi pubblici che rappresentano un ostacolo alla crescita del Paese».

I progetti di geometri e ingegneri: La legge che disciplina «le incompatibilità, il cumulo degli impieghi e gli incarichi» consente ai dipendenti pubblici di eseguire attività professionali al di fuori dell'orario di lavoro, «purché lo svolgimento del lavoro venga preventivamente portato a conoscenza della Pubblica amministrazione di appartenenza ai fini della valutazione della sussistenza di situazioni di incompatibilità o di conflitto d'interesse con la stessa». Ed è proprio questo il nodo che ha evidentemente impedito a queste migliaia di persone di chiedere l'autorizzazione. Nel dossier gli analisti della Finanza sottolineano come «non sia possibile stereotipare il profilo del dipendente pubblico che viola queste norme, perché si va dai lavoratori con bassa qualifica fino a dirigenti con posizioni apicali», ma chiariscono che «i doppi lavori esercitati sono dei più eterogenei, spaziando dai lavori più umili alle alte consulenze professionali e tecniche prestate in cambio di laute retribuzioni. In sostanza si va da chi tenta di arrotondare magri stipendi a chi invece con il doppio lavoro incrementa redditi già invidiabili». Tra le denunce del 2011 spicca quella di un geometra in servizio in un'amministrazione provinciale che ha percepito consulenze per 885 mila euro senza aver mai chiesto alcun nulla osta. Ma la circostanza più grave è che i pareri riguardavano nella maggior parte dei casi le pratiche che doveva poi esaminare nello svolgimento del proprio incarico presso l'Ente locale. Poco meno ha guadagnato un ingegnere che è riuscito a ottenere compensi extra per poco più di 514 mila euro grazie al rapporto che aveva con alcuni studi specializzati.

L'esperto di Fisco dell'Agenzia: Sembra incredibile, ma persino alcuni dirigenti dell'Agenzia delle entrate hanno accettato di svolgere mansioni per cittadini e società private in materia fiscale. Il record spetta a un alto funzionario che senza chiedere alcuna autorizzazione ha svolto incarichi per 850 mila euro. Introiti di tutto rispetto anche per un professore universitario che oltre alle lezioni presso l'ateneo, ha percepito 266 mila euro di compensi aggiuntivi. Nel suo caso - come spesso accade - è stato l'organo di vigilanza interno ad attivare l'Ispettorato, ma molto più spesso i controlli vengono effettuati su segnalazioni di cittadini - talvolta colleghi di chi risulta al lavoro e invece non si presenta - oppure grazie a indagini autonome attivate dalla Guardia di Finanza. Nel 2009 le Fiamme gialle hanno effettuato 738 interventi. Risultato: «Sono stati 738 soggetti verbalizzati, 15 milioni e mezzo di euro le sanzioni contestate a fronte di 1 milione e 161 mila euro di compensi percepiti senza autorizzazione». L'anno del boom è stato certamente il 2010, quando l'allora ministro Renato Brunetta chiese un'intensificazione delle verifiche proprio in questo settore. Il dato registra «983 interventi effettuati, 1.324 denunce e ben 28 milioni 296 mila euro in sanzioni, a fronte di introiti illegittimi che superano i 13 milioni di euro». Buoni risultati anche nei primi 10 mesi di quest'anno (il dato contenuto nella relazione arriva fino agli inizi di novembre). Pur essendo calato il numero dei controlli a 722, le persone scoperte sono state 1.029 e 10 milioni e mezzo di euro l'ammontare complessivo delle contestazioni a fronte di cinque milioni e mezzo di euro guadagnati dai dipendenti pubblici senza autorizzazione».

Il record di 62 consulenze: È proprio nella relazione pubblicata a fine ottobre scorso dagli ispettori del ministero allora guidato da Brunetta che viene citato il caso di «dodici tra funzionari e dirigenti in rapporto di lavoro con Aziende sanitarie che hanno ricevuto compensi superiori a 100 mila euro ciascuno» per attività extra. Ma il vero record l'ha raggiunto un dipendente statale citato in giudizio dalla magistratura contabile. Si legge nella relazione della Funzione pubblica: «Anche il procuratore capo della Corte dei conti della Regione Lazio ha citato durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2011 la "vicenda paradossale" di un dipendente sottoposto a giudizio per un'ipotesi di danno erariale di 2 milioni e mezzo di euro. Il dipendente è risultato titolare contemporaneamente di più rapporti di pubblico impiego, espletando altresì in un arco temporale di qualche anno ben 62 incarichi e consulenze professionali, figurando come avvocato e fatturando con la partita Iva della quale era titolare in quanto intestatario - tra l'altro - di un'attività commerciale di ristorazione».

La direttiva d'intervento del comandante generale della Guardia di Finanza per il prossimo anno impone che l'attività dei vari reparti debba essere intensificata - oltre che nella lotta all'evasione fiscale - proprio sugli sprechi della spesa pubblica, così come del resto è stato più volte sollecitato dal governo. E quello dei doppi stipendi è certamente uno dei settori in cima alle liste di priorità per incrementare i «fondi di produttività» dei dipendenti pubblici (che servono tra l'altro a pagare gli straordinari); la legge prevede infatti che vengano incamerate non soltanto le somme ingiustamente percepite dai lavoratori, ma anche «gli introiti delle sanzioni comminate ai soggetti committenti, per lo più privati, che si avvalgono irregolarmente delle prestazioni dei pubblici dipendenti».

Fiorenza Sarzanini

lunedì 26 dicembre 2011

Di rapine ed extracomunitari


Dormiva quando è stato svegliato da un rumore sospetto. E' stato all'ora che il proprietario di una villetta isolata nelle campagne di Recanati (in provincia di Macerata) ha preso la sua Smith & Wesson, regolarmente detenuta, ed è sceso per verificare cosa stava succedendo. Vedendo degli armeggiamenti vicino alla finestra ha sparato un colpo colpendo alla testa un albanese, il 27enne Marsel Myfatari che è morto qualche ora dopo. Il rapinatore stava cercando di introdursi nella sua abitazione in Contrada Ricciola. E non appena il proprietario ha visto l'ombra del malvivente muoversi dietro alla finestra ha fatto fuoco. Marsel Myfatari, da poco in Italia e senza precedenti, era con altre due o tre persone, che avevano messo a segno già un furto poco prima nella villa principale di una tenuta. "Qui - spiegano - avevano spaccato una finestra e avevano trafugato quadri e oggetti di valore per un valore di decine di migliaia di euro". Subito dopo la banda aveva preso di mira la dependance dove abita il libero professionista che poi ha sparato. L’uomo non avrebbe preso la mira, ma esploso un colpo di pistola nella direzione da cui venivano dei rumori sospetti. Myfatari, colpito alla regione occipitale, è stato soccorso dal 118 e trasportato all’ospedale regionale di Torrette di Ancona, dove è morto intorno alle tre di stamane. A dare l’allarme è stato lo stesso professionista, che ora è indagato a piede libero.

domenica 25 dicembre 2011

Altrove...

... il Natale si festeggia in altro modo. Facendo saltare in aria le chiese coi fedeli (cattolici) all'interno di esse. Mentre noi occidentali siamo così misericordiosi da cercare un dialogo, di dar loro accoglienza e molto altro (con la "religione di pace, amore e tolleranza") e nel doverci sentire in colpa per colpe che non abbiamo.


MILANO - Un Natale di sangue in Nigeria dove è di almeno 39 morti il bilancio di due attentati dinamitardi perpetrati contro altrettante chiese nel Paese, il più sanguinoso del quale è stato rivendicato dalla setta islamica di Boko Haram. Ai due attacchi si devono aggiungere altre tre esplosioni verificatesi nel nord est del Paese, una delle quali ha preso di mira una terza chiesa senza provocare vittime né danni. Un totale di cinque esplosioni hanno insanguinato questo giorno di Natale.

IL VATICANO - «È come se una guerra interna fosse stata lanciata contro il Paese. Dobbiamo davvero fare in modo di essere in grado di contrastarla», ha commentato il ministro responsabile della polizia, Caleb Olubolade, che si è recato sul luogo di uno degli attentati. Gli attacchi, condannati dal Vaticano come frutto di «odio cieco e assurdo» avvengono dopo due giorni di sanguinosi scontri, giovedì e venerdì, scatenati da Boko Haram nel nord est del Paese che avrebbero provocato fino a cento morti. Condanna gli attentati anche il presidente nigeriano Goodluck Jonathan: «Questi atti di violenza contro cittadini innocenti sono un affronto ingiustificabile alla nostra sicurezza e alla nostre libertà collettive», si legge in un comunicato.

CRISTIANI COLPITI - L'attentato più sanguinoso, con 27 morti secondo l'ultimo bilancio, si è verificato davanti ad una chiesa cattolica di Madalla, alla periferia di Abuja, la capitale federale. «I responsabili dei soccorsi che li hanno contati mi hanno detto che sono morte 27 persone», ha dichiarato all'Afp padre Christopher Barde. L'attentato, che ha avuto luogo al termine della messa di Natale nella chiesa di Santa Theresa, è stato rivendicato da Boko Haram, un gruppo che mira alla creazione di uno Stato islamico in Nigeria e al quale sono imputate la maggior parte delle violenze nel nord musulmano del Paese. «Siamo responsabili di tutti gli attacchi di questi ultimi giorni, compreso quello con una bomba contro la chiesa di Madalla. Continueremo a lanciare attacchi simili nel nord del Paese nei prossimi giorni», ha dichiarato all'Afp via telefono, un uomo, affermando di parlare a nome del gruppo.

JOS - Poco dopo, un secondo attentato ha colpito una chiesa evangelica di Jos, città del centro della Nigeria, teatro di violenze ricorrenti fra le comunità cristiana e musulmana, secondo un responsabile locale e dei testimoni. «Una bomba è esplosa nella chiesa di Mountain of fire. Un poliziotto che era a guardia del luogo di culto è rimasto ucciso e tre veicoli si sono incendiati», ha dichiarato all'Afp Pam Ayuba, portavoce del governatore dello Stato del Plateau, di cui Jos è la capitale. Inoltre altre tre esplosioni si sono verificate nel nord est della Nigeria, secondo testimoni. Due a Damaturu domenica e una nella serata di sabato, contro una chiesa, a Gadaka. Le due città sono situate nello Stato di Yobe, già martoriato nei giorni scorsi da una ondata di attacchi rivendicati da Boko Haram. Nessuna vittima è stata segnalata fino a questo momento. A Madalla, l'attentato ha provocato scene di caos e danneggiato la chiesa di Santa Theresa. Dei giovani hanno minacciato di attaccare un vicino commissariato di polizia, provocando l'intervento degli agenti che per disperderli hanno esploso dei colpi d'arma da fuoco in aria. Boko Haram aveva già rivendicato l'attentato suicida dello scorso agosto contro la sede delle Nazioni unite di Abuja, costato 24 morti. Il movimento si era anche attribuito la paternità di una serie di sanguinosi attentati la vigilia del Natale del 2010 che avevano preso di mira diverse chiese e, con le rappresaglie, avevano causato decine di morti a Jos. Giovedì e venerdì, Damaturu e Potiskum, nello Stato di Yobe, e Maiduguri, capitale del vicino Stato di Borno, erano state colpite da esplosioni e sparatorie. Gli scontri con i soldati e la polizia che sono seguiti potrebbero aver provocato fino a un centinaio di morti, secondo una fonte di polizia e il responsabile di una Ong. Secondo il capo di Stato maggiore, l'esercito nigeriano avrebbe ucciso 59 membri della setta. In Nigeria, Paese petrolifero e più popolato dell'Africa (160 milioni di abitanti), metà della popolazione è musulmana, prevalentemente nel nord, e l'altra metà è cristiana, soprattuto nel sud. Le azioni compiute da Boko Haram sono diventate più sofisticate negli ultimi mesi e, secondo degli osservatori, membri della setta avrebbero creato dei rapporti con la branca maghrebina di al Qaeda.

FARNESINA - La Farnesina ed il ministro degli Esteri Giulio Terzi sono fortemente toccati dalle drammatiche notizie che giungono dalla Nigeria. «Si tratta di episodi orrendi - ha commentato Terzi. Esprimo la più ferma condanna per questi vili attentati che rappresentano un attacco ai principi universali di civiltà».

L'AMBASCIATA USA - L'ambasciata americana nella capitale nigeriana aveva emesso un avvertimento venerdì ai cittadini Usa di essere «particolarmente vigili nei pressi delle chiese, grandi folle e le aree in cui gli stranieri si riuniscono». La Nigeria è il paese più popolato di tutta l'Africa, con oltre 160 milioni di abitanti.

sabato 24 dicembre 2011

Ci siamo...




Buon Natale a tutti!

giovedì 22 dicembre 2011

L'italia


La verità sulla storia degli Italiani non è ancora mai stata raccontata perché sono i vincitori a scriverla e i vincitori sono sempre i governanti, i Capi, non il popolo. Una cosa però è sicura: è stata sempre uguale a quella che stiamo vivendo in questo periodo. Gli Italiani, debbono sacrificarsi, pagare, soffrire, combattere, morire affinché i politici di turno possiedano il proprio Impero. E’ questo che hanno perseguito, sotto le vesti dell’unificazione europea, dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi: possedere un Impero, alla pari di ogni governante, Dittatore, Re, Papa o Imperatore del passato. Contrariamente al passato, però, questa volta l’impero non era possibile conquistarselo con gli eserciti combattenti: la seconda guerra mondiale, con le sue catastrofiche conseguenze, con l’atomica e le due potenze mondiali in lotta fra loro, costringeva a seguire un percorso nuovo. E’ nata così una grande idea: farsi l’Impero tutti d’accordo, con la pace, con il denaro, con le banche.

Quando mai, però, un governante può dire ai sudditi che vuole farsi un impero eliminando la Patria, togliendo di mezzo la Nazione, consegnandone l’indipendenza e la libertà agli stranieri? Di solito almeno questa consolazione ai sudditi la si lascia: che combatta, si sacrifichi e muoia per la grandezza della patria, per amore verso la propria terra e i propri figli. Quindi questa volta ai poveri cittadini d’Europa sono state raccontate menzogne su menzogne: diventeremo ricchi, non dovremo adoperare il passaporto, avremo il mercato più potente del mondo, saremo d’esempio a tutti per la nostra giustizia, per la nostra ineguagliabile democrazia. Democrazia, democrazia, democrazia! Se si facesse un concorso per stabilire quale parola è stata usata più di frequente dal 1950 ad oggi nella povera Italia condannata a costruire l’impero europeo, sicuramente “democrazia” lo vincerebbe. Lo vincerebbe perché i governanti l’hanno pronunciata (e la pronunciano) ogni volta che ne hanno eliminato un pezzo fino a giungere, come oggi, ad eliminarla tutta. Per costruirsi l’impero bisognava distruggere gli Stati, possibilmente senza che i sudditi se ne accorgessero. Ma è stato facilissimo, addirittura più facile di quanto i governanti non pensassero, perché i poveri cittadini d’Europa, e quelli italiani soprattutto, erano talmente lontani dal supporlo che perfino adesso, di fronte all’evidenza, non riescono a crederlo. Via i confini fra gli Stati! Quale immensa, meravigliosa democrazia. Ma uno Stato come fa ad essere “Stato” se non è padrone di un territorio? Non chiedetelo a nessuno perché queste sono domande che in democrazia non si fanno. Via la moneta nazionale! Quanto è democratico dipendere dalla Banca centrale europea. Ma uno Stato come fa ad essere “Stato” se non possiede la propria moneta? Non domandatelo a nessuno perché le domande sulle banche non è democratico farle. Anzi: le banche sono diventate a poco a poco il più democratico corpo di polizia che esista al mondo; un corpo separato, mille volte più efficiente dei poveri carabinieri, al servizio esclusivo della dittatura dei banchieri, con la propria torretta di guardia ogni cinquanta metri. Ha un solo compito, il compito determinante: informare di ogni nostro respiro, tramite lo straordinario braccialetto elettronico che si chiama “conto corrente”, i grandi Capi stranieri, mai eletti e sconosciuti ai cittadini, che hanno messo fine all’ultima parvenza degli Stati nazionali unificando democraticamente fiscalità e bilanci dell’Impero. E le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia? Che le abbiamo fatte a fare? Ah! Questa è stata una carta superba che la buona sorte ha messo a disposizione dei governanti più traditori che gli Italiani, pur con una tragica storia di tradimenti alle spalle, abbiano mai avuto. Quale maggior fortuna che quella di godersi gli onori dell’esaltazione dello Stato mentre lo si pugnala?

Quasi tutte le dittature sono nate con il consenso delle autorità legittime. Nessuna, però, ha avuto, una maschera grottesca, addirittura inverosimile, come l’attuale: il voto dei parlamentari in carica per uccidere lo Stato sul quale governa. La battaglia per l’euro, infatti, è la battaglia finale che è stata scatenata appositamente per sbaragliare gli Stati nazionali. Il problema non è il debito, come ormai tutti sanno, ma il non possedere la banca nazionale che emetta la moneta. Nessuno si illuda che la battaglia sterminatrice non sarà portata fino in fondo, malgrado sia evidente che l’Unione europea finirà come al solito, con il conflitto fra gli Stati più forti, perché era questo lo scopo fin dal principio: distruggere con il gioco del denaro quello che non si poteva distruggere con i cannoni. Non credo che i parlamentari italiani siano tutti privi di una sia pur minima briciola di senso dell’onore e del dovere verso quei poveracci che hanno avuto fiducia in loro. Prima di consegnarsi alla storia come traditori e assassini dell’Italia, si rendano conto che, rifiutando il proprio consenso e pretendendo il ritorno alla sovranità monetaria, sarebbero ancora in grado di salvare gli Italiani in modo legittimo dal prossimo futuro di insurrezione e di guerra in Europa. E’ un appello che scrivo nella speranza di un ultimo ravvedimento; ma anche perché i testimoni della orribile tragedia che stiamo vivendo, hanno il dovere di lasciare agli storici di domani una documentazione certa sui responsabili della fine della civiltà europea.

... ma la colpa, aggiungo io, è anche e soprattutto dei politici insulsi, inutili, stupidi e dannosi che hanno permesso tutto ciò. Ossia, una "sospensione" della democrazia (per la quale ci si riempiono bocche e tasche) ai danni degli italiani indigenti. E l'assassino del popolo Monti ha ragione quando ci fa sapere che: "in pubblico i partiti mi criticano e poi mi votano"... prendendo per il culo i politici da omuncolo arrogante qual'è. Ma tra l'arroganza e la vigliacca imbecillità, ormai preferisco la prima perchè, se non sono stati capaci di fermare la macelleria sociale (montiana e napolitana, appunto), non hanno alcun diritto di ripresentarsi alle urne.

martedì 20 dicembre 2011

Avanti un altro


In un editoriale di prima pagina sul Fatto Quotidiano Marco Travaglio se la prende con il Corriere della Sera e con gran parte della stampa italiana che ha nascosto o confinato nelle pagine interne la notizia assai clamorosa della condanna per evasione fiscale di alcune grandi banche italiane che dovranno sborsare al fisco complessivamente circa 800 milioni di euro più gli interessi maturati.

Nella lista degli evasori ci sono Montepaschi, Unicredit, Bpm, Credem e dulcis in fundo Intesa Sanpaolo che ha versato al fisco ben 270 milioni evasi, secondo l'Agenzia delle Entrate, dal colosso bancario guidato fino a qualche settimana fa dall'attuale ministro Corrado Passera. Non si può dare torto a Marco Travaglio: una notizia del genere in qualsiasi altro paese avrebbe preso le principali pagine dei giornali e non lo spazio di una notiziola di serie b come è avvenuto sul Corriere della Sera. Sul banco degli imputati per evasione fiscale è salito infatti l'intero sistema bancario italiano reo di aver evaso il fisco negli anni 2005-2007. Se questa non è una notizia da prima pagina stento a capire quali siano le notizie degne di questo nome. E il fatto che le banche chiamate in causa dall'Agenzia delle Entrate abbiano scucito i quattrini dovuti significa che il Fisco era dalla parte della ragione. Ma c'è qualcosa di più.

C'è un'aggravante, purtroppo, che riguarda Intesa Sanpaolo, perchè l'Istituto di credito guidato fino a poche settimane fa da Corrado Passera ha fornito al governo non soltanto il ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture ma anche una serie di personaggi che ruotavano attorno alla Banca, dal ministro Elsa Fornero al sottosegretario Mario Ciaccia.

In un momento in cui il governo guidato da Mario Monti chiede al paese sacrifici e in particolare decide un ulteriore pesante aumento della pressione fiscale è a dir poco fastidioso venire a sapere che durante la gestione di Corrado Passera Banca Intesa evadeva le tasse per una cifra considerevole.

Minimo il ministro Corrado Passera dovrebbe chiedere scusa agli italiani. A questo c'è da aggiungere che Intesa Sanpaolo è azionista del Corriere della Sera. Se Ferruccio De Bortoli avesse voluto fare una bella figura avrebbe messo la notizia in prima pagina, in modo da togliere ogni sospetto su un possibile trattamento speciale verso uno degli azionisti più importanti di Rcs. Diciamolo pure, questo è un duro colpo alla credibilità del ministro Passera e di tutto il governo.

(Bruno Perini)

Che questo governo fosse credibile può ancora crederlo Napolitano, che deve aver qualche problema... data l'età... E questi sarebbero quelli che fanno la lotta all'evasione fiscale con quella storia grottesca del limite dei contanti? E questa Passera si presenta da Fazio (uno da seppellire sotto mucchi di guano) a parlar di lotta all'evasione? Qui non occorre la tracciare il contante bisognerebbe tranciare qualche testa....! NOTA: Il peggio non è che la notizia sia stata nascosta, ma data in modo parziale.

E' storia vecchia e non se n' è mai parlato, le banche sono state in trattativa a lungo con l' Agenzia delle Entrate per una transazione, perché è una situazione grigia in cui non è chiaro dove stia la ragione. Tralasciando il fatto che certe operazioni sono state proposte in gran parte dallo studio di un ex Ministro, il tutto è emerso solo nel momento in cui è stato gettato nelle rotative Alessandro Profumo, ex AD di UniCredit. Nessuno ha raccontato come stessero le cose, nessuno ha spiegato che banche e Agenzia delle Entrate si erano molto avvicinate nella trattativa, nessuno soprattutto ha scritto che altre banche avevano fatto la stessa cosa, non solo UniCredit. Risultato? Alessandro Profumo è stato sputtanato e la sua ambizione di entrare in politica è stata segata. Però è diventato Ministro qualcuno che ha fatto le medesime cose.

Post rubato a Johnny Doe

La democrazia secondo il rosso


MILANO- Giorgio Napolitano respinge le critiche su come ha gestito la crisi di governo e spiega: «È una grave leggerezza dire che la democrazia è stata sospesa. Il mio dovere era evitare lo scioglimento delle Camere». Anche perché «sono sempre stato imparziale». La nomina di Monti «non è stato uno strappo istituzionale». E ricorda: «Con Berlusconi la sostenibilità internazionale era al limite». Poi invita anche il Parlamento e le forze politiche a fare «i necessari sacrifici finanziari».

IL GOVERNO MONTI - Il Presidente della Repubblica coglie l'occasione di parlare, durante lo scambio di auguri tra le più alte cariche dello Stato. Napolitano è duro con chi lo ha criticato: «Non mi risulta il tradimento della volontà popolare» e cita come esempio la Gran Bretagna. In ogni caso, quello di Monti non è un governo tecnico. La Costituzione, ricorda il presidente della Repubblica nel suo intervento al Quirinale davanti alle alte cariche dello Stato, «non prescrive che i membri del governo, a cominciare dai ministri, debbano essere parlamentari e rappresentanti ufficiali dei partiti - ricorda-, debbano essere, come si usa dire, dei politici e non dei tecnici. Ma non persuade l'uso di quest'ultimo termine. Più semplicemente sono state chiamate da qualche settimana a far parte del governo persone politicamente indipendenti, che hanno accettato di porre al servizio del paese le competenze e le esperienze di cui sono portatrici».

«EVITARE LE URNE» - Insomma, per Napolitano quello di «evitare le urne» è stata la scelta migliore «viste le ricadute dirompenti che ciò avrebbe potuto avere per il nostro Paese nel burrascoso contesto dell'Eurozona, visto l'incombere sull'Italia di un catastrofico aggravarsi della crisi finanziaria, era un mio preciso dovere istituzionale».

LA CRISI- Il governo Monti è stato chiamato per varare la manovra. «Ma la strada è lunga e in salita. Possiamo farcela solo, non mi stanco mai di ripeterlo, attraverso un grande sforzo collettivo, una grande mobilitazione morale, civile, sociale»

BERLUSCONI- E su Berlusconi ha poi aggiunto: «Il presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi, prendendo atto di una situazione così critica, dopo l'esito negativo di una votazione significativa in parlamento, si è risolto, con senso di responsabilità, a rassegnare le dimissioni».

L'ANTIPOLITICA- Il capo dello Stato parla del sentimento dell'antipolitica che sta dilagando. «Credo non giovino qualunque posizione di principio o gruppo sociale si rappresenti, i giudizi perentori, le battute sprezzanti, le contrapposizioni semplicistiche. Si discuta liberamente e con spirito critico, ma senza rigide pregiudiziali e non rifuggendo da spinose assunzioni di responsabilità. Intanto, in tempi così difficili per il Paese, si blocchi sul nascere ogni esasperazione polemica».

lunedì 19 dicembre 2011

Ma quanto ridere!

Uno che straparla così, dovrebbe solo ritirarsi in uno ospizio e terminare lì i propri giorni, come un'ultraottantenne qualsiasi. Perchè c'è chi (lui) ad una certa età, non diventa affatto saggio, diventa schizofrenico, più stupido e più pericoloso.


(AGI) - Roma, 19 dic. - "Nel rinnovamento in corso dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo il nostro auspicio che l'Islam giochi e un ruolo aggregante e positivo". Lo sottolineato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricevendo al Quirinale il Corpo diplomatico per gli auguri di fine anno. "La ventata del risveglio arabo ha colto tutti di sorpresa", ha detto il Capo dello Stato, "ne abbiamo tuttavia percepito subito l'impulso al rinnovamento e al progresso democratico. di qui le simpatie, l'incoraggiamento e l'attivo sostegno dell'Italia, dell'Europa e di molti Paesi".

"Nel Mediterraneo abbiamo assistito sia a cambiamenti traumatici che ad annunci e inizi di riforme", ha proseguito Napolitano calcando con la voce la parola "inizi". Ora "la prospettiva da perseguire non puo' che essere il rafforzamento delle istituzioni, la trasparenza democratica, governi rappresentativi e responsabili". Senza nascondersi che "il percorso e' accidentato e si presenta irto di passaggi difficili". Nonostante questo "abbiamo fiducia nella capacita' di Paesi e governi di affrontarli e superarli via via con coraggio. La storia europea e' tutt'altro che estranea a questa esperienza".


La crisi finanziaria "ha una portata destabilizzante di cui è difficile misurare i limiti" perché "investe le radici dell’Unione europea, minaccia la stabilità economica ed il benessere del mondo intero", secondo Giorgio Napolitano, che è fiducioso: "L’Italia fa, e, ne sono certo, farà la sua parte. Abbiamo la coscienza di avere individuato i passi essenziali da compiere per disinnescare una crisi che non nasce in Europa ma viene da lontano". Persino, il Capo dello Stato ne è convinto, da "ben oltre i confini dei 17 o dei 28". "Se per l’Europa la posta in gioco è altissima, le ricadute interessano il mondo intero", ha spiegato. Il presidente della Repubblica ha quindi ricordato come non si possa pensare che il Paese possa farcela senza l'Europa: "Il percorso per uscire dalla crisi è europeo e sovranazionale. Non ci sono scorciatoie nazionali", nonostante anche grazie alla difficile situazione finanziaria, l'Italia abbia "riscoperto una coscienza unitaria e nazionale che è sopravvissuta in passato a prove difficile e saprà vincere le sfide impegnative che ci stanno davanti". Concludendo quello che "è stato un anno di forti emozioni e perduranti apprensioni", il Capo dello Stato rilancia il Paese e l'Unione europea che "di fronte ad una crisi finanziaria senza precedenti nella decennale storia della moneta unica, ha dedicato intensamente le sue energie alla difficile ricerca della via del risanamento, della disciplina fiscale, del rilancio della competitività"

Per questo motivo, il monito del Colle si rivolge a chi vorrebbe una Ue a due velocità: "L’Europa rimane una. Immaginarne due o ancor più, significherebbe scivolare su un piano inclinato al fondo del quale non rimarrebbe alcuna Europa". Piuttosto, per Napolitano c'è bisogno di "un’Europa sempre più integrata", anche se "dal 2008 si è fatta impellente la necessità di un nuovo sistema di governance economica globale". Un sisema in cui non si potrebbe comunque rinunciare all’euro, che va difeso con "determinazione": "La stabilità dell’economia mondiale è strettamente legata alla tenuta della moneta unica"

Il Capo delo Stato ha parlato poi anche della Siria ricordando che "l’Italia appoggia le iniziative della Lega Araba e incoraggia l’azione del Consiglio di Sicurezza per far cessare le violenze contro la popolazione e disinnescare le tensioni che minacciano anche la stabilità dei paesi vicini". Parlando più in generale della Primavera araba, secondo Napolitano finora le reazioni dell’Europa "non sono state all’altezza del momento storico che questa parte del mondo sta vivendo". L’Unione europea, inoltre, "non può pensare di isolarsi dai fermenti di rinnovamento della regione, né di appaltarne la gestione ai soli paesi europei che si affacciano a Sud". E il presidente della Repubblica ha accennato anche alla morte di Vaclav Havel, "ispiratore protagonista, da Praga, di un risveglio democratico di coscienze e popoli che ha pacificamente unificato il nostro continente. Una scomparsa che ci richiama alle più alte ispirazioni e motivazioni del progetto europeo".

domenica 18 dicembre 2011

Italiani? Fottetevi


Il ministro (hi-tech) per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio e Cavaliere di III classe dell’Ordine di Radonez, non ha dubbi. Per favorire sviluppo e crescita bisogna investire sui figli dei rom (comunemente chiamati zingarelli e zingarelle), sulla loro scolarizzazione. Né ha dubbi su come evitare in futuro episodi di intolleranza nei confronti dei nomadi - episodi che «mettono a rischio l’integrazione», e su questo non ci piove, ma anche «la tenuta del Paese», e su questo concetto, invece, non cade una goccia: dar loro una casa, «perché la vita in una casa favorisce l’integrazione e il superamento della provvisorietà».

Ora, va bene l’emergenza, va bene fare a casa i compiti dettati dalla Merkel, va bene il martellante disprezzo per la classe politica e per chi l’ha eletta, va bene un Napolitano che calza, ma alla ventitré, il kepì di De Gaulle: ma questo Riccardi, che ci azzecca col governo tecnico? Questo Riccardi che ripete, da ministro in carica, con le responsabilità di un ministro in carica, i luoghi comuni buonisti, roridi, multiculturali, multietnici e multi tutto in uso nei salotti buoni (tutti siti a grande distanza dagli insediamenti rom) dove si pratica a chiacchiere, tra un frizzantino e un teuccio, l’«impegno nel sociale»? Questo Riccardi che a chi gli obiettava che gli zingari non vogliono essere «stabilizzati», non ci vanno nelle case, non mandano i loro figli a scuola, risponde, giulivo, che ci vuole più «dialogo», col quale nei salotti buonisti, sempre fra un frizzantino e un teuccio coi Pavesini, s’è certi che tutto s’ottiene, tutto s’aggiusta.

Ammettiamo pure che fino a ieri Andrea Riccardi vivesse tra le nuvole della sua comunità, dividendosi tra i sospiri per la pace nel mondo e i dialoghi con i suoi beneamati zingari. Ma ora, membro di un governo sobrio quanto si vuole ma stangatore cieco come pochi altri, dovrebbe saperlo. Dovrebbe sapere che ci sono migliaia a migliaia di italiani per i quali la casa resta un miraggio. Altrettanti se non di più che non sanno più come seguitare a pagare il mutuo per quelle che dopo mille calcoli, riflessioni e patemi d’animo erano diventate le loro agognatissime quattro mura. Dovrebbe sapere che si mette male e si mette male per tutti: che non c’è più una lira. E lui, il Cavaliere di III classe dell’Ordine di Radonez, cosa ti va a proporre? Di offrire a titolo grazioso una casa ai 130-150mila nomadi temporaneamente stanziati in Italia.

O, in via alternativa, dar loro una consistente buonuscita in contanti - si chiama, in gergo santegistese, «rimpatrio assistito» - perché se ne tornino da dove son venuti. Oltre tutto, se se la passassero davvero male qui da noi, gli zingari se ne sarebbero già tornati, chi pedibus calcantibus chi a bordo della propria Mercedes (esente da bollo e assicurazione, eh, son nomadi...) alle loro regioni, alle loro pustze. Se restano, vuol dire che si trovano a proprio agio avendo trovato terreno fertile per l’accattonaggio, lettura della mano, furti e furtarelli, recupero forzoso d’ogni pezzo di rame in circolazione e altre attività che appartengono, come ci è stato insegnato, alla loro grande cultura. Non che manchino gli zingari dediti a lavori leciti, per carità. Ma caso vuole, quelli coi quali si ha a che fare, quelli che incontriamo per strada nei pittoreschi costumi della loro grande, grandissima cultura, sono i primi. Andrea Riccardi vorrebbe tanto farceli piacere, ma quello di privilegiarli regalando loro case e soldi - negate le une e negati gli altri al cittadino italiano in bolletta - non par proprio essere la strada giusta. Ci manca solo, oltre a quelle che già ci ammorbano, la casta dei Rom da mantenere a pane, burro e marmellata.

Abbandonati dallo stato

Lo stato e i suoi politici mentecatti, invece che sfilare contro il "presunto" razzismo, o varare decreti a favore dei detenuti in carcere, dovrebbe prima preoccuparsi per i suoi imprenditori che finora ha abbandonato a se stessi facendoli suicidare.


Sono migliaia i casi simili a quello del titolare dell'azienda suicida nel padovano che non riusciva ad avere i 250mila euro dalla PA. Di debiti, purtroppo, si muore. Anche quando nei libri contabili risultano 250mila euro di crediti. Soldi che non esistono, finché non sono in tasca. E così saltano le tredicesime dei dipendenti, scatta la cassa integrazione, si valutano i primi licenziamenti. Finché, qualcosa si rompe. E le conseguenze possono essere inimmaginabili. Come è accaduto a Giovanni Schiavon, che qualche giorno fa, nella sua abitazione di Peraga di Vigonza, in provincia di Padova, ha impugnato una pistola e si è sparato un colpo alla testa. Oltre al dolore e a un drammatico biglietto, «perdonatemi, non ce la faccio più», Schiavon ha lasciato dietro di sé anche tanta rabbia. Già, perché se è vero che le piccole imprese sono tutte nella stessa barca, che i clienti hanno le stesse difficoltà dei fornitori, che la liquidità scarseggia per tutti, è anche vero che tra i committenti della ditta Eurostrade 90 snc, specializzata in asfaltatura e scavi fognari, c’erano anche gli enti locali. Gli stessi che con tempestività e precisione svizzera bussano alla tua porta per sommergerti di balzelli, per sequestrarti la macchina, per pignorarti la casa.

L'appello a Monti - Nasce da qui l’adesione della moglie, Daniela Franchin, e della figlia, Flavia, dell’imprenditore padovano all’appello rivolto a Mario Monti firmato, tra gli altri, dai presidenti regionali di Confindustria, Confprofessioni, Confcommercio, Coldiretti, federalberghi, Ance, Confartigianato e Cgia di Mestre. Al centro della missiva, l’annosa e, finora, irrisolvibile questione dei ritardi dei pagamenti. Certo, ci sono le «difficoltà di accesso al credito, il pagamento delle tasse, il costo dell’energia, i tempi della giustizia, le carenze, infrastrutturali». C’è, però, incalza il mondo produttivo del Veneto, «un problema urgente da affrontare subito: quello dei temi di pagamento tra imprese e soprattutto di quelli tra la Pubblica amministrazione e le aziende». Perché se essere pagati a sei, otto o magari dodici mesi è insopportabile, «ancora più insopportabile è quando i ritardi di pagamento sono riconducibili allo Stato».

Crediti insoluti - Tanto più che sul tavolo c’è una Direttiva europea che aspetta solo di essere recepita. Tempi certi: 30 giorni in via ordinaria e 60 giorni in casi eccezionali, perna il pagamento di salati interessi di mora (dall’8% a salire). Questo dice Bruxelles, mentre in Veneto si paga in media dopo 140 giorni che salgono a 400 per alcuni fornitori della sanità. Nel resto d’Italia le cose non vanno affatto meglio. La media nazionale è di 86 giorni per il settore pubblico e di 30 nel privato (rispetto ad una media europea di 27 giorni). Ma si tratta di numeri buoni per le poesie di Trilussa. La realtà, stando ad un’indagine effettuata lo scorso aprile dall’istituto I-Com per i Commercialisti, è che nel 72% dei casi la Pa non paga prima di sei mesi, mentre il 24% delle imprese subisce un ritardo compreso tra uno e sei mesi. L’impatto sull’economia reale di questo fenomeno «derivante dai soli costi diretti», ovvero «la necessità di finanziarsi a debito sul mercato creditizio» può essere valutato per il solo 2010 in quasi 2 miliardi di euro. Dall’altra parte, nel regno della civilità, dell’Europa e del rispetto delle regole, ci sono invece ad aspettarci benefici significativi stimati almeno nell’ordine di un miliardo e più l’anno. Basterebbe, si legge nello studio, «che la Pa italiana decidesse di tenere neanche le migliori prassi europee, ma quantomeno le normali prassi delle Pa europee e del settore privato italiano». Dov’è, allora, il problema? Il problema, non trascurabile, è che se lo Stato sbloccasse i pagamenti si vedrebbe arrivare una mazzata quantificabile tra i 60 e i 70 miliardi (ma c’è chi sostiene che tra amministrazioni centrali e locali il bottino arriverebbe quasi a 200 miliardi). È per questo che al di là della buona volontà dichiarata da tutti, la questione rimane lì, irrisolta. E la scadenza del marzo 2013, entro la quale la direttiva dovrà essere recepita dallo Stato italiano, viene vista, invece che come un’opportunità, come una bomba ad orologeria in procinto di esplodere.

L'idea di Passera - Qualche settimana fa, in un incontro con le imprese, il neo ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, ha buttato sul tavolo la proposta di pagare le imprese in Bot. L’idea è quella di limitare l’impatto sui conti pubblici e, contemporaneamente, sostenere il debito. Ma è chiaro che se i titoli di Stato non saranno resi liquidi (ovvero utilizzabili dalle aziende per pagare contributi all’Inps e tasse a Equitalia) l’unica soluzione resta quella di anticipare, come Passera ha promesso di voler fare, l’entrata in vigore della direttiva Ue. Nell’attesa, qualcosa si può fare subito e senza troppo oneri per lo Stato. «Per far uscire le Pmi sane dalla tenaglia della flessibilità del debitore e l’inflessibilità di fisco e banche», spiega Fabio Bolognini, ad di Linker, società specializzata nel supporto alle Pmi proprio sui problemi finanziari, «occorre intervenire su tutti i fronti, anche istituendo un organismo a tutela della continuità delle imprese per proteggere gli imprenditori vittime dei pagamenti ritardati e insolventi per colpe altrui».

sabato 17 dicembre 2011

Direttive ue, il governo italiano risponde si

Il completo appecoronamento al leviatano Ue continua imperterrito e i beoti politici stanno a guardare tacendo.


Dopo l'apertura del governo ad un'amnistia, il ministro della Giustizia Paola Severino torna a difendere il piano svuota-carceri ai microfoni di Radio Vaticana. Alla vigilia della visita del Papa al carcere di Rebibbia, il Guardasigilli ricorda che l'impegno dell'esecutivo per migliorare le condizioni di vita nelle carceri "è estremamente forte".

Nonostante la crisi, infatti, "oggi vi sono delle disponibilità economiche che ci consentono di affrontare il problema della ristrutturazione di alcune carceri", ha detto la Severino, "ci sono alcune misure che prevedono l’alleggerimento del numero delle persone detenute in carcere". Il ministro, inoltre, si augura che la situazione "cambi in meglio, anche se naturalmente tanto ci sarebbe ancora da fare, tanto ci sarà ancora da fare", nonostante abbia avuto "molta cura di questi provvedimenti proprio perché credo che il sovraffollamento carcerario porti a condizioni di vita disumane e che la tutela dei diritti umani rappresenti uno dei valori fondamentali della nostra civiltà e della nostra Costituzione e che quindi vada tutelato con il maggior numero di misure possibili".

Per la Severino è comunque "forse un po' troppo ottimistico" pensare che il pacchetto possa fermare la spirale dei suicidi: "Credo che ogni suicidio che avviene in carcere sia il fallimento di tutto il sistema giudiziario e carcerario e che tutti lo debbano soffrire come tale. La prossima tappa dei miei sforzi sarà rivolta proprio a questo: sto studiando molto, so che ci sono molte organizzazioni che si occupano del reinserimento e soprattutto del recupero lavorativo del carcerato, lavoro di qualità naturalmente, perchè il carcerato può imparare a fare lavori di qualità, dei lavori anche raffinati. E io credo che se non si sentirà inutile, ma si sentirà utilizzato e utilizzabile per il futuro nel suo reinserimento, questo gli darà molto conforto".

Anche a livello europeo il tema delle carceri resta centrale, tanto che il Parlamento europeo ha approvato proprio oggi una risoluzione per chiedere agli Stati membri di adottare misure urgenti per garantire la tutela dei diritti fondamentali dei detenuti. In questo modo l'Ue vuole assicurare in particolare il diritto alla difesa e il diritto a non subire trattamenti inumani o degradanti. In tutta Europa le carceri sono sovraffollate e aumentano i casi di suicidio, soprattutto in Italia, Bulgaria, Cipro, Spagna e Grecia. L’Europarlamento ha chiesto anche standard uniformi per il risarcimento delle persone ingiustamente detenute o condannate. Contro alcune norme del pacchetto però si schiera l'Anfp, l'associazione dei funzionari della polizia. "Sono contrarissimo al fatto che i detenuti in attesa di convalida restino nelle caserme delle forze dell’ordine", sostiene il presidente Enzo Letizia, intervistato da Repubblica. "Le polizie non hanno camere di sicurezza idonee anche dal punto di vista igienico per ospitare questi detenuti non abbiamo più nemmeno i soldi per le pulizie dei commissariati. Ciò vuol dire che quelle persone vanno piantonate nei nostri uffici per 48 ore, assistite, nutrite, curate...".

Marche multiculti


Reparto di ostetricia. Macerata, 17 dicembre 2011 - Voleva solo accudire la moglie che aveva appena partorito. Ma in ospedale non gliel’hanno permesso. Il motivo? Le compagne di stanza della moglie erano di religione musulmana. E mostrare le proprie nudità a un uomo che non sia il marito è assolutamente vietato. Anche se si tratta del gesto più naturale del mondo come quello dell’allattamento. Così la “veglia” notturna delle proprie mogli è stato consentito solo ai mariti musulmani. Mentre gli italiani (cattolici) hanno dovuto pazientare. Un episodio che ha del «discriminatorio», termine spesso usato per indicare atteggiamenti non paritari nei confronti di individui o gruppi appartenenti a particolari etnie. Ma questa volta, contrariamente a quanto di consueto si legge, la vittima è un cittadino italiano. Un neopapà.

Teatro dell’accaduto è l’ospedale di Recanati, reparto neonatale. A raccontarlo è Enrico Marchetti, portorecanatese, la cui cognata nei giorni scorsi ha dato alla luce un bimbo. Un’esperienza meravigliosa per ogni uomo che porta con sé, soprattutto nei primi istanti, la massima voglia di essere accanto alla mamma e al proprio figlio. Il neopapà, infatti, avrebbe voluto assistere la moglie durante le ore notturne, come fanno tanti altri uomini, nelle sue stesse condizioni. Ma gli altri uomini sono extracomunitari e musulmani, religione che impone alla donna di far vedere le proprie nudità solo ed esclusivamente al marito, anche se in ospedale e in camere con altre degenti, italiane. Di qui, come riferisce Marchetti, la scelta del reparto di far rimanere la notte solo i mariti musulmani e non gli italiani, invitando le famiglie italiane a provvedere per l’assistenza con altri familiari donne. La giustificazione è stata che gli uomini italiani avrebbero potuto vedere le mogli dei musulmani allattare i propri figli, quindi notare le nudità. «Ufficialmente ci è stato detto che tutti gli uomini non potevano fare la notte — riferisce Marchetti — anche se, tra i corridoi, dai dipendenti dello stesso ospedale e da altre degenti è emersa un’altra verità. Di notte i mariti musulmani rimanevano a fare assistenza alle loro mogli, contrariamente al divieto imposto dall’ospedale». Insomma, stando alla ricostruzione della famiglia, il divieto che sarebbe nei per tutti, finisce per essere valido solo nei confronti dei mariti italiani, costrettia rimanere lontani dalle proprie mogli.

«Ma come è possibile — si chiede Marchetti —? Abbiamo dovuto far rimanere con mia cognata una donna e non il marito. Non è giusto che nel nostro paese chi viene detti legge e non rispetti la nostra. Se noi andiamo in paesi musulmani dobbiamo rispettare la loro legge. Perché quando vengono loro nel nostro paese avvengono episodi del genere? E perché l’ospedale permette questo, penalizzando un padre italiano che vuole assistere la propria moglie?».

Sottovoce


PADOVA - All'indomani della votazione alla Camera della manovra economica del Governo Monti arrivano le voci di dissenso ma anche qualche segnale d'approvazione, come quello del presidente della Repubblica Napolitano che, da Assisi, ha definito l'approvazione da parte della Camera «certamente» un passo importante.

BONANNI - Giudizio negativo sulla manovra del Governo Monti da parte del leader della Cisl, Raffaele Bonanni: «Sembra fatta da mio zio che non capisce nulla di economia» ed è fatta solo «per fare soldi subito». Intervenendo al presidio dei sindacati davanti a Montecitorio, Bonanni, ha giurato che «non daremo tregua» all'esecutivo, aggiungendo: «Non ci rassegniamo, andiamo avanti e chiediamo di cambiare questa manovra iniqua che è contro lavoratori e pensionati». Il numero uno della Cisl ha assicurato che la protesta dei sindacati proseguirà. «Proseguiremo fino a Natale e continueremo anche dopo». Secondo Bonanni «non c'è equità», ma la battaglia «non è persa» perché la manovra «può passare nel potere ufficiale, e poi è da vedere, ma non passa del sociale italiano. Incalzeremo il Governo. Sì. È stato cambiato qualcosa, ma la natura sbagliata della manovra non ci convince». Sul mercato del lavoro «non tollereremo che il Governo non ricorra alla concertazione - ha concluso - se pensano che sui licenziamenti fanno da soli stanno freschi».

CAMUSSO - Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario della Cgil, Susanna Camusso, che da Padova, ribadisce il giudizio non positivo sul provvedimento economico. «Il nostro giudizio - ha detto la Camusso - continua ad essere quello di una manovra che non ha i tratti di equità che avrebbe dovuto avere e che comunque bisogna provare ad ottenere. Continua ad essere una manovra profondamente squilibrata sulla tassazione del lavoro dipendente, delle pensioni e delle famiglie. Questo è un tratto che va corretto anche per gli effetti recessivi che avrà sul Paese in termini di potere d'acquisto, anche in termini di contratto alla progressiva riduzione dell'apparato produttivo». La Camusso mostra preoccupazione per le prospettive economiche del mondo del lavoro: «i dati sulla produzione industriale - ha osservato - sono in totale calo, le previsioni sull'occupazione sono pessime, gli effetti antirecessivi della manovra economica che erano necessari, non ci sono». Infine, il segretario della Cgil esprime diffidenza sulla possibilità di una cosiddetta seconda fase della manovra: «siamo sempre diffidenti che ci sia una fase prima e una fase seconda, perché la sensazione è che la seconda non arrivi mai. È evidente che adesso tutti gli sforzi vanno fatti per correggere le cose più inique della manovra e per avviare una fase di crescita».

LA LEGA - Chi ha l'impressione che i sindacati e la Lega Nord siano accomunati per le critiche sulla manovra del governo Monti, si sbaglia. Il segretario generale prende le distanze dalle proteste leghiste e commenta la sortita in Parlamento dell'operaia leghista. «L'effetto finale - ha affermato - può apparire così, nel senso che noi continuiamo a sostenere che il sistema che avevamo sulle pensioni fosse un sistema che rispondeva di più ai problemi. Ma bisogna ricordare che se l'attuale governo può fare questi interventi è anche grazie a tutti quelli che hanno fatto i governi precedenti, quindi la Lega porta una responsabilità precisa di avere introdotto il criterio che portava progressivamente ad allungare gli anni di lavoro». «Va sottolineato invece che la riforma fatta sulle pensioni viene vissuta in modo molto penalizzante, c'è un'idea di un modello figlio delle assicurazioni e non più della previdenza come strumento di Welfare e di garanzia per le persone». La Camusso avverte anche Confindustria che ha mostrato un atteggiamento molto favorevole alla manovra: «Credo - ha osservato - che ci sia da parte loro una grande sottovalutazione degli effetti che avrà la manovra sui consumi e sulle prospettive».